Maldonado, Terminator e falsi complotti: il meglio del peggio di un anno di Formula 1
mercoledì 23 dicembre 2015 · Amarcord
tempo di lettura: 2 minuti
Va in archivio una delle annate più scontate di sempre, chiusa matematicamente a tre gare dalla fine, decisa tecnicamente e moralmente parecchio prima. Pochi temi, poco pathos, poca motivazione. Tanta spazzatura in compenso. Che ha lasciato il segno.
Jean Todt a Interlagos, per il distacco abominevole con cui fino all’ultimo s’è rapportato alla tragedia di Parigi dopo gli attentati del 13 novembre: “Muore più gente sulle strade”. Ne muore anche di più per le guerre e per la fame allora. La verità è che lui vive in una bolla dove, per quanto lodevoli, contano solo le iniziative della Fia, tipo la campagna per la sicurezza stradale che non voleva mischiare con la commemorazione per le vittime del Bataclan.
Il genio ignoto al muretto della Ferrari che al Gran Premio di Abu Dhabi nel primo segmento di qualifica suggerisce a Vettel di tirare i remi in barca. Per risparmiare cosa, poi. Non è la prima volta che il box casca nell’errore di valutazione e si fotte la qualificazione. Seb esce miseramente in Q1 e lì si gioca ogni chance di podio.
L’altro genio, ignoto pure lui, che ha pensato la nuova livrea della McLaren. Viste le prestazioni, ha pensato fosse giusto vestirla come l’Hispania del 2010, di grigio grafite con sbuffi rossi. Un pugno nell’occhio.
Gianfranco Mazzoni nella telecronaca del Gran Premio d’Ungheria: lagnoso e fazioso, sostiene sia “vergognoso” e “scandaloso” che le Ferrari non abbiano inquadrature, svela che c’è un ordine ufficiale per oscurare la rossa per dissidi con Ecclestone. Quali chissà. Perfino Arrivabene si smarca: “Stupidaggini. È normale che se due macchine vanno in fuga, la regia inquadri quelle dietro”.
Arnold Schwarzenegger a Melbourne, la Fom gli fa condurre le interviste sul podio e non gli dà una linea. Così Terminator non va oltre le domandine da prima elementare: “Come bisogna prepararsi per queste gare, come si fa a stare concentrati”. Neanche fosse Stella Bruno.
Pastor Maldonado, il solito, l’impenitente, perde 17 a 2 contro Grosjean in qualifica, fa la metà dei suoi punti, prende otto sanzioni, più di chiunque altro, tutte imputabili a errori, incidenti o distrazioni. Dice: “I commissari con me sono sempre un po’ più duri”. Lui non fa niente per aiutarsi. Corre in Formula 1 da cinque anni. Troppi.