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Rossi, Marquez, provocazioni: se la pista è campo di battaglia e alleanze trasversali
martedì 27 ottobre 2015 · Fuori tema
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Tutti con Valentino: Jovanotti, Fiorello, Marco Materazzi, Cesare Cremonini, Vasco, Maddalena Corvaglia. Pure Gianni Malagò, la punta del Coni: “Rossi è vittima della poca sportività”. Perfino Renzi ci spende una telefonata da Lima. È una schiera nutrita e variopinta il partito degli innocentisti. Magari stavano anche con Zidane all’epoca della testata, chissà. In fondo, fu provocazione pure quella.
È più di un incidente di gara, lo scontro fisico tra Valentino Rossi e Marc Marquez a Sepang. Del resto la pista oltre che campo di battaglia è campo di alleanze. Trasversali e sospette. Del tipo di quella che Rossi sta subodorando tra Marquez e Lorenzo. Del tipo di quella che rievoca Luca Colajanni negli appunti di viaggio:
Il comportamento del pilota della Honda mi ha fatto tornare alla mente quello della coppia dei piloti della McLaren – Hakkinen e Coulthard – proprio in quella gara di Jerez quando fecero tutto il possibile (furono presentate alla FIA le trascrizioni delle conversazioni radio che lo provavano) per aiutare Villeneuve, venendone ripagati alla fine con una doppietta non propriamente meritata.
Un patto di non belligeranza, un accordo per frenare Schumi che si sta giocando il titolo nel 1997. Perciò a un certo punto Jock Clear via radio a Jacques sussurra: “Non deludermi, ne abbiamo discusso”. Hakkinen e Coulthard si infilano in un varco all’ultimo giro e vanno a fare doppietta; Villeneuve col terzo posto è comunque iridato. La Fia alla fine non riconosce l’illecito.
Brutta storia questa di Jerez. Brutta veramente. Soprattutto perché eticamente quella volta nemmeno la Ferrari è pulita:
Due ore prima della corsa, venne Jean Todt nel motorhome e andò subito al punto. Dovevamo bloccare Villeneuve se fosse capitato dalle nostre parti.
L’ha detto Norberto Fontana alla stampa argentina nel 2006. L’ordine di Todt è per lui e Johnny Herbert. E Fontana lo mette in pratica: toglie a Villeneuve oltre 2 secondi in un doppiaggio. Insomma quel giorno pure la Ferrari gioca la carta della provocazione. Come Marquez.