Spa, la gomma della discordia: tutto lo scambio di accuse tra Vettel e Pirelli

lunedì 24 agosto 2015 · Gran Premi
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Non è la crisi di Silverstone 2013. E questo, perlomeno, lo riconosce anche Vettel: “Non siamo a quei livelli. Però è qualcosa di cui parlare, una situazione inaccettabile“. Era furibondo Seb a caldo, nell’intervista con Lee McKenzie della Bbc: “Se fosse capitato 200 metri prima non starei qui a parlare, sarei andato a sbattere a 300 all’ora all’Eau Rouge”.

Venerdì dopo il caso della gomma di Rosberg, nel briefing dei piloti già s’era parlato di sicurezza. E la Fia aveva risposto che non c’era nessun allarme. Anche perché Pirelli resta convinta che dietro lo scoppio del pneumatico di Rosberg c’è una “causa esterna”. Un detrito oppure un cordolo. “Solite ca***te”, ribatte Vettel: “Nico ha detto che non è andato mai fuori pista, lo stesso vi dico io adesso”.

Per la verità Vettel qualche divagazione se l’è concessa. Lui come tutti gli altri che cavalcavano il cordolo di sinistra al Raidillon e di fatto mettevano tutte e quattro le ruote oltre la riga bianca.

Ad ogni modo, escursioni oppure no, Paul Hembery domenica sera era convinto che il cedimento della posteriore destra della Ferrari non avesse la stessa origine di quello di Rosberg: “Là s’è trattato di un taglio, stavolta è una questione di usura. Se guardate le immagini si vede che la carcassa del pneumatico è intatta”.

La teoria di Pirelli è che le gomme di Vettel, le medie, le prime nel gergo anglosassone dei box, fossero alla frutta per effetto di una tattica audace. Anzi, pericolosa: “Ha fatto 28 giri. Più di quelli che pensavamo si potessero coprire con una strategia a due o tre soste. La vita della gomma – riferisce Hembery – è indicata in 40 giri, ma le condizioni di gara possono influire, per cui non si tratta di un dato esatto. Tant’è che le altre squadre sono andate in un’altra direzione”.

Nessun azzardo, comunque, assicura la Ferrari. “Una scelta ponderata”, piuttosto. Lo sottolineava Maurizio Arrivabene: “Mai avremmo messo in atto una tattica per vincere una gara a ogni costo, a rischio del pilota”. E spiega: “A me vengono mostrati dei dati e sulla base di quelle indicazioni stabiliamo le strategie. Avevamo deciso già alle 11 che avremmo fatto la gara con una sosta sola. Il dato della durata della gomma ce l’ho in tasca, potrei anche svelarlo. Però prima faccio delle verifiche perché non voglio una polemica con Pirelli”.

Polemica che invece sale di tono, soprattutto alla luce della nota ufficiale che proprio Pirelli dirama prima della mezzanotte. Tra le righe tira in ballo la Fia, allude all’ostruzionismo delle squadre in merito all’applicazione delle misure obbligatorie per preservare le gomme, un tetto massimo al numero di giri per ogni mescola:

In November 2013, Pirelli requested that there should be rules to govern the maximum number of laps that can be driven on the same set of tyres, among other parameters to do with correct tyre usage. This request was not accepted. The proposal put forward a maximum distance equivalent to 50% of the grand prix distance for the prime tyre and 30% for the option. These conditions, if applied today at Spa, would have limited the maximum number of laps on the medium compound to 22.

In sostanza la linea difensiva del marchio della Bicocca resta quella di due anni fa: “Le gomme – diceva Hembery dopo i fatti di Silverstone – se vengono usate nel modo corretto sono perfettamente sicure”.

Poi alla fine la P lunga un passo indietro lo fece, cambiò cintura e struttura. La Fia da parte sua stringeva la vite, trasformava in obbligo le indicazioni di massima sul set-up, pressioni e camber. Senza vincolare il numero di giri: “Perché le squadre – svela oggi Hembery per Autosprint – dicevano che si limitava la loro creatività nel pianificare le strategie, si finiva per penalizzare chi magari aveva lavorato tantissimo sulla meccanica per ridurre il degrado”. Adesso la partita si riapre.

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