I debiti di gioco e la coalizione inglese: l’enigma della morte di Luigi Musso al Calvaire
lunedì 6 luglio 2015 · Amarcord
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La dinamica dell’incidente non ce l’ha chiara nemmeno Enzo Ferrari. Che scrive: “È difficile sapere con esattezza ciò che accadde. I pochi testimoni e gli ufficiali di gara fecero un racconto in cui lo spavento prevalse sulla fedeltà della cronaca”.
Gran Premio di Francia, 6 luglio del 1958, mentre lotta con Mike Hawthorn si schianta e muore Luigi Musso sulla Ferrari alla curva del Calvaire di Reims. “E finisce – sempre Ferrari che scrive – il bello stile italiano”.
Educato, acculturato, figlio di un diplomatico e bello come un divo, eroe intrepido e dannato, corre per mestiere e corre pure – lo confessa ad Antonio Ghirelli – perché ha bisogno “di guadagnare molto”, prova a farlo “attraverso un rischio calcolato”.
È una faccenda enigmatica, ci sono di mezzo i debiti di gioco. Musso nel 1957 nel volo verso l’Argentina ha perso 12 milioni di like a poker. E allora le corse, il Gran Premio di Francia che assegna un premio dieci volte più grande rispetto a tutte le altre tappe del mondiale. Lui è deciso a vincere. Come Hawthorn e Collins che pure guidano la Ferrari e secondo Fiamma Breschi, l’ultima compagna di Musso, hanno un patto per ostacolarlo:
Chiunque dei due avesse vinto, avrebbe diviso i soldi con l’altro. L’unione fa la forza. E loro erano in due contro Luigi che non faceva parte dell’accordo. Era una rivalità che avrebbe anche favorito Ferrari anziché danneggiarlo. Più veloci andavano, più probabilità c’erano di vincere.
Insomma Musso quando arriva al Calvaire si gioca tutto per tutto: “Sono convinto – svela Ferrari – che la foga della gara gli fece tenere il piede giù a fondo”. Come gli aveva detto Fangio, per guadagnare mezzo secondo. Fangio che dall’inizio del campionato già sta meditando il ritiro e dopo la tragedia decide di smettere.