Austria, quello che non s’è capito: il meccanismo delle retrocessioni in griglia
mercoledì 24 giugno 2015 · Regolamenti
tempo di lettura: 2 minuti
Motori, centraline, cambio. Chi rompe paga. E in Formula 1 paga con la retrocessione. Eric Boullier sabato sera dopo le qualifiche era malinconico: “Dobbiamo rispettare le regole, ma trovo molto triste per la Formula 1 che due campioni del mondo come Jenson e Fernando siano costretti a stare in fondo alla griglia”.
Il caso della McLaren ovviamente va discusso a parte, Boullier mente sapendo di mentire perché Alonso e Button pure senza le penalità non sarebbero partiti tanto avanti.
Il punto piuttosto è un altro. Lo metteva in luce Bernie Ecclestone: “Il nostro sport sta diventando sempre più complesso. Non scavalcare la linea bianca, non fare questo, non fare quello, se cambi il motore prendi venti posti di penalità. Il pubblico non lo capisce. E quando non capisce si disinteressa”.
Rigoroso, articolato, tra cavilli e postille il meccanismo di applicazione delle retrocessioni e delle sanzioni per le sostituzioni non autorizzate dei componenti contempla tutti i casi possibili a beneficio dell’equità sportiva, ma di fatto rappresenta uno degli elementi più complessi da capire e spiegare.
Anche perché le posizioni di penalità si convertono in drive-through o stop-and-go se non possono applicarsi perché il pilota è già troppo indietro nello schieramento. Com’è successo per le McLaren, ma pure per le Red Bull.
Poi siccome le retrocessioni si applicano in base all’ordine di ricezione degli interventi tecnici, le sanzioni si sovrappongono e si mischiano, quindi va a finire che qualcuno recupera pure quello che ha perso. E la gente ci capisce ancora meno.