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Il governo riconosce il motorsport: adesso c’è uno spiraglio per il ritorno in India
lunedì 27 aprile 2015 · Politica
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Ci sono voluti quattro anni perché il governo ufficialmente riconoscesse la federazione nazionale per l’automobilismo sportivo. Può essere il passo preliminare per il ritorno della Formula 1 perché nei termini della legge del distretto di Uttar Pradesh il gran premio ha sempre rappresentato intrattenimento anziché sport, per cui il governo imponeva la tassazione dei team per il materiale che importano nel paese.
Nasce su basi politiche infatti il motivo della cancellazione della gara dal calendario: nel 2011, l’anno dell’esordio a Jaypee, le imposte ammontavano a 123 mila euro e le squadre non volevano saperne di pagarle, per cui gli organizzatori s’erano dovuti impegnare a depositare un fondo di garanzia.
Ad ogni modo, quello delle tasse non è l’unico scoglio. Times of India nel 2012 scriveva che “la Formula 1 è troppo lontana dal sentimento della popolazione”. E in effetti il Gran Premio non brilla in termini di affluenza di pubblico e resta un enclave in un paese dove la povertà tocca livelli da terzo mondo.
Alla fine pure Vicky Chandhok, il presidente che per anni ha lottato per il riconoscimento della sua federazione, su Twitter sminuiva il valore della mossa del governo: “Onestamente non cambia niente. È semplicemente il completamento di una formalità”.
Anche perché resta il fatto che Nuova Delhi continua a negare i finanziamenti, “perché la gente – spiegava Vijay Mallya a NBC Sports – giustamente vorrebbe che i soldi venissero utilizzati per la parte povera dell’India. La pista l’ha costruita un gruppo privato e sono loro i promotori. Devono risolverla loro la questione con Ecclestone”.