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Valencia, un’utopia tornarci. Ecco perché

domenica 26 aprile 2015 · Politica
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C’è un piano per tornare a correre nel porto di Valencia dove la Formula 1 manca dal 2012, l’anno della rimonta brillante di Alonso da undicesimo a primo. La proposta parte da un consorzio internazionale di base a Singapore: realizzare un complesso residenziale extra lusso, rilanciare l’abbinamento con il Gran Premio e candidarsi anche per la Formula E.

È una prospettiva che sulla rete ha ridestato l’avversione per uno dei circuiti meno fortunati di Hermann Tilke: pista insipida, troppe curve, tutto fumo e niente arrosto.

Bile per nulla perché sono due le tessere del puzzle che nel tam tam delle testate generaliste si sono perse e invece la dicono lunga sulle chance effettive di rimettere le tende nella location dell’edizione 2007 dell’America’s Cup.

La prima: nel nuovo business plan la Formula 1 rappresenta solamente la seconda fase, è subordinata alla creazione di quel resort a sei stelle intorno al quale ruota tutto il progetto del consorzio. E invece la Spagna sta cercando di scollarsi dalla speculazione edilizia.

La seconda: il circuito versa in uno stato di degrado indegno perché vandali e intemperie hanno finito di distruggerlo da quando gli amministratori l’hanno abbandonato. Lo testimoniava un’inchiesta di 20minutes.es a cui F1WEB.it aveva dato risalto a ottobre nel 2013.

Adesso anche volendo rimetterlo in sesto bisogna pure ricomprare le reti di protezione e le barriere perché Ecclestone piuttosto che lasciarle in Spagna in stato di abbandono aveva disposto che venissero spedite nel New Jersey per accelerare i lavori del tracciato a Port Imperial. Un altro progetto che è naufragato prima ancora di partire.

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