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Sciacalli, pecore e conigli: gli identikit degli animali che scrivono di Formula 1 su internet
giovedì 16 aprile 2015 · Media
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Non c’è una minaccia esplicita. Segnali, piuttosto, che tradiscono l’intenzione di Ecclestone: spegnere la rete, rompere le scatole ai siti paralleli per lasciare la Formula 1 soltanto alle testate ufficiali. Le sue. È un regime dittatoriale che condanna i fan, ma il paradosso è che la spedizione punitiva può essere perfino salutare. Perché oggi il motorsport su internet è uno zoo.
Il coniglio. Partorisce senza pudore, pubblica a iosa per aumentare il traffico. Un estratto di un’intervista, un brandello di video da YouTube, un tweet un po’ polemico. Ogni niente diventa un post, un paio di righe maliziose fuori contesto per fomentare la discussione furibonda nei commenti. Che mai sono soggetti a moderazione perché se no finisce il gioco.
L’allocco. Si fida di quanto scova sui forum di serie B, ne fa un post che cattura i motori di ricerca. Indefesso, di fronte all’evidenza non ritratta perché sospetta il complotto che cerca di insabbiare la verità. La sua verità.
Lo sciacallo. Saccheggia la rete, fa sue le esclusive degli altri, copia, traduce e ricicla senza pudore, senza citazione e senza riconoscenza. Contattato non rettifica e nemmeno risponde. Si distribuisce prevalentemente nell’Europa dell’Est e nell’America del Sud. Ma anche in Italia, dentro redazioni insospettabili.
L’avvoltoio. Il peggiore di tutti. Talvolta non s’occupa né di motori né di sport, ma in occasione di episodi eclatanti e spesso funesti si converte, s’inventa l’ultimora e ridistribuisce quanto di più vacuo, inaffidabile, seducente e impressionante scova sulla rete. È successo in casi drammatici, con Bianchi, Kubica e Schumacher.
La pecora. Segue il gregge, non ha una linea editoriale sua, né senso critico né coerenza, si uniforma ciecamente all’opinione dominante. Che spesso è quella della squadra a cui tiene. Inconsapevolmente diventa lo strumento degli uffici stampa per veicolare un messaggio o una tendenza.
Il pavone. Millanta amici nel paddock, sbandiera scoop che scoop non sono, si spaccia per esperto, spesso di tecnica, ostenta esperienza e gonfia con spocchia il valore di ogni contributo che confeziona. Non fa gruppo, rinnega le origini da scribacchino, i tempi in cui per guadagnare popolarità si rivolgeva agli imbrattacarte come lui per scambiarsi il link nel blogroll.