Che pasticcio signora Kaltenborn: colpe e accuse nel caso del contratto di van der Garde
sabato 14 marzo 2015 · Dal paddock
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Lo spiraglio s’è intravisto mentre andavano in scena le prove libere. Adesso la battaglia legale tra Giedo van der Garde e la Sauber viaggia ufficialmente verso un compromesso, amichevole solamente di facciata date le prospettive nefaste della vigilia, quando s’intravedevano gli spettri di sequestri e penali da salasso.
È una questione che nasce a novembre ed esplode fragorosamente solo a Melbourne, si trascina in Australia davanti alla Corte Suprema quando invece si poteva gestire in anticipo e soprattutto nel silenzio delle quinte. Perché il punto, adesso, al di là delle responsabilità reciproche, è l’impatto antipatico di una controversia che i legali di van der Garde hanno saputo cavalcare e il team ha gestito malissimo.
Hulkenberg s’è tolto un sassolino dalla scarpa: “In quella squadra ci sono stato. Lo so come vanno le cose lì”. Anche Lauda non s’è risparmiato: “La cattiva condotta di un team non deve mettere in cattiva luce tutta la Formula 1. Speravo che la stagione cominciasse senza problemi. Mi sbagliavo”. Insomma ora tutto il paddock ce l’ha con la Sauber.
Soprattutto, ce l’ha con Monisha Kaltenborn che con leggerezza ha fatto carta straccia dell’accordo con van der Garde per dare la Sauber a Ericsson e Nasr. Anzi, ai loro sponsor che evidentemente pagano meglio.
Un passato di studi in affari legali, esperienze professionali in tutto il mondo, la prima donna manager della Formula 1, membro attivo della commissione della Fia per le donne nell’automobilismo sportivo, la Kaltenborn venerdì pomeriggio respingeva l’ipotesi di dimettersi: “Tutta questa vicenda non cambia la squadra”. Ma segnalava: “Sul team, l’impatto negativo c’è stato perché la situazione per un bel po’ non è stata chiara”.
Tant’è che venerdì mattina in attesa della schiarita le macchine non hanno girato, poi nel pomeriggio van der Garde s’è presentato ai box per fare un sedile e provare la tuta… di Ericsson, malgrado non abbia mai avviato le pratiche per rinnovare la superlicenza che gli è scaduta un anno fa. Il che la dice lunga sulle reali motivazioni di un’azione legale che gli è valsa comunque l’appoggio morale di Button, Massa e Perez.