Ferrari, Marchionne contro Montezuma. L’eterna faida tra il nuovo e il vecchio boss

martedì 23 dicembre 2014 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti

Ad agosto ha sborsato 100 milioni di dollari per chiudere il processo per tangenti in Germania. Da giovedì Bernie Ecclestone è un’altra volta al vertice di Delta Topco che gli aveva imposto le dimissioni. Solo formali, comunque, perché in pratica tutte le contrattazioni ha continuato a condurle lui. Gare, appalti, sponsorizzazioni.

La notizia piuttosto è un’altra: caschetto bianco per il nuovo vertice voleva Luca Cordero di Montezemolo che invece entra ridimensionato, un consigliere qualunque. E c’è lo zampino di Sergio Marchionne che nell’incontro coi giornalisti non fa misteri:

Abbiamo il diritto di veto sulla nomina dell’amministratore delegato e l’avremmo esercitato su di lui. Per fair play. Se nomini uno che è stato per 23 anni in Ferrari cosa dicono le altre squadre? Sarebbe come se io andassi a dirigere la Volkswagen. Io mi sarei opposto anche alla nomina di Todt alla Federazione se fossi stato alla Ferrari all’epoca.

È una faida perenne quella tra il nuovo e il vecchio boss. Marchionne si dissocia su tutto: “Siamo già in ritardo per scelte fatte da altri, scelte che non condivido”. Montezemolo non raccoglie la provocazione, “ma – avverte – il lavoro mio e quello di chi ha vinto sui circuiti e sui mercati meritano rispetto”.

Pare impossibile, eppure c’è un punto su cui la Scuderia non risente degli avvicendamenti: la contestazione dei regolamenti.

Ringhia Marchionne: “Bisogna semplificarli, sono un labirinto. Sembrano scritti da quattro ubriachi al bar che continuano a raccontarsi la stessa barzelletta”. Pure lui sotto quest’aspetto racconta un’insofferenza già sentita.

Ecclestone, Ferrari, Marchionne, Montezemolo, Volkswagen,