La carica al nono posto e il meccanismo dei premi: torna Caterham per fregare Marussia
venerdì 21 novembre 2014 · Politica
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Mercoledì i meccanici giravano per il paddock a Yas Island con lo zainetto in spalla, giovedì il team li ha rispediti a casa. Restano giù le serrande al box della Marussia, si rialzano invece alla Caterham che adesso cerca di fare le scarpe agli avversari diretti col sorpasso al fotofinish.
Ci sono in ballo 8 milioni di euro per il nono posto nel mondiale, secondo la classifica spettano a Marussia grazie ai 2 punti di Jules Bianchi a Montecarlo, ma ufficialmente la squadra di Andrei Cheglakov è in liquidazione dal 7 novembre, per cui ai fini della ripartizione dei proventi è già inesistente.
Significa che Caterham guadagna d’ufficio una posizione, da ultima diventa decima dietro alla Sauber, prende i soldi e scappa, a prescindere dalla presenza e dal risultato di Abu Dhabi. Ma non è detto. Perché il black-out di una squadra non comporta la promozione sportiva e lo scorrimento della graduatoria: nel 2002 fallì la Prost, ci volle comunque il benestare di tutti i team per liberare i fondi a favore della Minardi che arrancava e che un anno prima s’era classificata ultima.
Oggi nel paddock ci sono più squali che allora, per cui Caterham il piazzamento deve guadagnarselo sul campo. Di qui la trovata della colletta su internet: servivano almeno due milioni e mezzo di sterline, manca ancora il 10%, “ma – scrive il team – abbiamo raccolto abbastanza”.
Un’altra colletta, la squadra l’ha chiesta ai piloti. Ericsson metteva una bella cifra, ma è partito per la Sauber e s’è smarcato. Barrichello era interessato a Interlagos e per gli Emirati s’è tirato indietro. È venuto fuori Will Stevens che sulle ragioni dell’ingaggio non fa un mistero: “Ci sono tanti piloti che pagano. Quanto ho speso non è importante”.
L’altra macchina resta a Kobayashi che a Sochi via Facebook lanciava l’allarme sui rattoppi delle sospensioni. Perciò Caterham per la seconda guida aveva cercato un’altra volta Lotterer. E lui un’altra volta, come già a Monza, ha detto no: “L’esperienza di Spa è stata grandiosa, ma per andare avanti ho bisogno di essere in una situazione migliore. Non voglio essere uno di quelli che girano nelle retrovie”. La dignità è ancora un valore. Talvolta.
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