Virtual safety car, pro e contro secondo i piloti dopo il test di Austin
martedì 4 novembre 2014 · Regolamenti
tempo di lettura: 2 minuti
È il nuovo acronimo che i tifosi devono imparare: vsc, cioè virtual safety car: bisogna rallentare del 35% rispetto al riferimento che fissano i commissari, come dietro alla safety car, ma senza la safety car e comunque solo nei tratti a regime di doppia gialla.
I piloti hanno provato la nuova procedura alla fine delle libere al Gran Premio degli Stati Uniti. La Fia pensa d’introdurla nel 2015 per chiudere un buco clamoroso che oggi permette di tenere velocità eccessive anche quando si rispettano le regole alla lettera.
Come nel caso di Bianchi: oggi rispetto al tempo di percorrenza usuale, su ciascun settore corto i piloti devono perdere 5 decimi in regime di doppia gialla, per cui facendo un calcolo a spanne per la pista di Suzuka viene fuori che la velocità media in un settore corto scende appena dell’8.6%, ovvero 230 orari alla Dunlop diventano 210.
Con il nuovo sistema, ai piloti anche senza l’ingresso effettivo della safety car arriva sul display il delta entro cui vanno percorse le sezioni della pista. In questo modo, quando non è strettamente indispensabile compattare il gruppo per intervenire sul tracciato, da un lato si rischia di meno e dall’altro si preservano i distacchi senza neutralizzarli.
È un’idea che “va migliorata – sostiene Vettel – però funziona”. Perché mentre sul principio sembrano tutti d’accordo, sulle modalità restano diverse perplessità. Uno dei risvolti negativi lo segnalava Grosjean: “Seguire il delta è complicato perché oscilla parecchio. Più 9 decimi, meno 6, più 3, poi meno 2”. Per cui va a finire che “stai sempre con l’occhio al volante – dice Button – per assicurarti di stare nel delta”.
Ma a guidare i piloti c’è anche un cicalino nel casco che si attiva quando si sorpassa il limite. E Maldonado assicura che lui s’è basato soprattutto su quello: “Non è difficile. Se senti il suono alzi il piede e sei a posto”.