Accuse a Marussia sull’incidente di Jules Bianchi. E intanto la Fia scrive ai team
venerdì 17 ottobre 2014 · Dal paddock
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Era il primo punto della conferenza stampa della Fia a Sochi, dove Whiting ha risposto al fuoco incrociato dei giornalisti in merito all’incidente di Bianchi: “Il pilota ha rallentato. Di quanto – ammette – è un altro discorso”.
Il gps mostra che la Marussia è uscita dalla Dunlop a 212 all’ora, non proprio pianissimo, in ogni caso in linea con i rallentamenti che impone una regola imperfetta, quella che adesso Parigi valuta di modificare.
Nel frattempo, siccome tutto fa brodo, tutto fa scandalo e tutto fa notizia, Auto Bild reinterpreta liberamente le circostanze dell’episodio e scrive che Bianchi a Suzuka non ha rallentato alle bandiere gialle perché “via radio la Marussia gli intimava di spingere per recuperare lo svantaggio sulla Caterham di Ericsson, come dimostrano le registrazioni”.
I tedeschi citano fonti vicine alla Federazione, l’accusa rimbalza da una parte all’altra della rete e della stampa finché Marussia a un certo punto giustamente reagisce e con sdegno scrive:
In questo momento di tensione, è angosciante dover rispondere a certe voci. Ma poiché le illazioni sono interamente false, sentiamo il dovere di replicare. Alla Fia abbiamo fornito sia un file audio che una trascrizione della comunicazione radio fra Jules e il team. Da questi dati emerge chiaramente che in nessun momento prima dell’incidente la squadra aveva chiesto a Jules di accelerare, né ha espresso alcun commento che potesse indurlo a fare ciò.
La Fia da prassi tiene le distanze dalle congetture: “Non commentiamo le speculazioni. Soprattutto – dice Matteo Bonciani – nel caso di Bianchi”.
Contemporaneamente la Federazione scrive alla squadre, chiede di mettere a disposizione “qualunque informazione riguardo l’incidente”. C’è una commissione d’inchiesta, l’ha voluta Jean Todt per rispondere al clamore, la guida Peter Wright, ma non è indipendente. Praticamente è una commissione della Fia che valuta la Fia. E questa non è né trasparenza né giustizia.