Sochi, Pirelli temeva la curva 3. Così il Gran Premio è diventato una processione

lunedì 13 ottobre 2014 · Gran Premi
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Con le gomme vecchie di 51 giri, il crono di Rosberg nella classifica dei giri veloci è secondo solo al tempo di Bottas che pure marca il primato all’ultimo passaggio utile. Di Rosberg lo stint più lungo della gara sulle medie, 52 giri con lo stesso treno. Ma pure Sutil con la Sauber, che sulle gomme tanto tenera non è, corre una specie di endurance e completa 40 giri con le morbide che monta al via.

Sono le situazioni che normalmente Pirelli cerca di evitare perché il rischio è di appiattire la corsa. Com’è successo a Sochi. E come prevedeva Alonso dopo le qualifiche: “Con queste gomme sarà una processione”.

Le medie e le morbide che il marchio della Bicocca sceglie per Sochi rappresentano una scelta anomala per le piste cittadine, dove Pirelli tendenzialmente si orienta sulle super morbide, per andare verso il compound che dà più aderenza tra tutti quelli della gamma: “Ma per via della curva 3 – si difende Paul Hembery – la scelta della supersoft sarebbe stata azzardata”.

La curva 3 è la rotonda lunghissima intorno a Medals Plaza, tra l’Iceberg e il Palazzo del Ghiaccio, una piega a sinistra che le macchine di Formula 1 secondo le simulazioni dovevano fare in pieno, in appoggio, e che pertanto poteva costituire un pericolo per la tenuta del battistrada. Ma Rosberg giustamente annotava: “Poi rispetto al computer la realtà cambia sempre”.

Sta di fatto che Pirelli all’esordio in terra di Russia non se l’è sentita di rischiare e s’è spostata verso le mescole più dure, la cui vita s’è allungata anche per effetto di un altro fattore, la posa recente dell’asfalto. La pista per tutto il weekend ha rilasciato il solito strato di olio e bitume che per scomparire ha bisogno materialmente di un arco di tempo in funzione della composizione. Era successo qualcosa di simile pure al debutto in Corea nel 2010, ma lì il problema maggiore veniva dalla polvere.

Invece a Sochi paradossalmente la vita le prestazioni dei pneumatici miglioravano giro dopo giro: “Perciò – spiegava Paddy Lowe – in qualifica è andata a finire che abbiamo dovuto fare cinque giri cronometrati in Q3 per ottenere il meglio”.

A maggior ragione, la strategia a sosta unica è diventata la strada obbligata quando la Fia per ragioni di sicurezza ha abbassato a 60 chilometri all’ora il limite di velocità in corsia box. Un po’ per eccesso di cautela dopo la tragedia di Bianchi, un po’ perché la pit-lane a Sochi effettivamente è troppo stretta per gli standard di un autodromo di nuova generazione.

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