Gran Premio di Russia 2014, gara
domenica 12 ottobre 2014 · Roundup
tempo di lettura: 2 minuti
L’inno tedesco in terra russa, alla presenza di Vladimir Putin che si fa carico di consegnare le coppe. È raggiante Hamilton: “Oggi abbiamo fatto la storia”. L’esordio della Formula 1 a Sochi porta aritmeticamente il titolo costruttori a Stoccarda, il primo per il marchio della stella d’argento. Il primo soltanto perché negli anni Cinquanta, all’epoca in cui Mercedes vinceva con Fangio e Moss, nessuno ancora aveva pensato a istituire un trofeo per i costruttori.
Brillante con gaffe. Aggiunge altri 7 punti al vantaggio su Rosberg, mette in cassa la quarta vittoria di fila e ai russi promette: “Verrò a fare le vacanze qui”. Sempre che Putin non lo inserisca nella lista nera: nella saletta alle spalle del podio, dove Ecclestone e Todt si svenano in salamelecchi, Hamilton è l’unico che non avverte la mole del presidente e gli nega la stretta di mano.
Pivello. Poco furbo, vuole tutto e subito, Rosberg cerca il sorpasso a Hamilton alla prima curva, inchioda e si fuma – letteralmente – i pneumatici. Deve giocarsi al volo il pit-stop al secondo giro per liberarsi delle vibrazioni, finisce in coda però mantiene la tattica a sosta unica e con quel treno di medie copre tutta la distanza fino al traguardo, qualcosa come 300 chilometri. Arriva secondo, davanti a Bottas. Non senza meriti. Ma l’aiuta soprattutto Pirelli, che a Sochi sulla scelta delle mescole è fin troppo conservativa.
Ridimensionato. Scatta quinto e promette il cielo: “Può succedere di tutto, sono solo a 7 decimi dalla pole”. Invece Kvyat arriva nove posizioni più giù, doppiato, senza punti e senza gloria. Con un giallo, peraltro: nell’ultimo stint il muretto gli suggerisce la mappatura numero 11, gli passa una di quelle informazioni che la Fia da Singapore in poi dovrebbe condannare.
Fuori corso. Alonso è sesto, recupera solo due posti rispetto alla partenza; Raikkonen chiude nono, nella stessa posizione in cui è partito. La F14-T resta ingabbiata nella mediocrità, ma in Russia nemmeno il team è perfetto, perché Nando al pit-stop perde 3 secondi quando s’inceppa il cric anteriore.
Tous avec Jules. Un minuto di silenzio davanti allo schieramento, poi il girotondo dei piloti intorno al casco di Jules. D’accordo gli adesivi, d’accordo i messaggi. Ma certe iniziative ripropongono le stesse immagini di Monaco ’94, la prima uscita dopo le tragedie di Senna e Ratzenberger a Imola. E in questo l’iniziativa dei piloti a Sochi è agghiacciante più che toccante.