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Gran Premio di Singapore 2014, gara
domenica 21 settembre 2014 · Roundup
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Per metà sembra la processione del santo patrono, poi la scossa: Hamilton non si ferma alla safety car, deve viaggiare a martello nell’ultimo stint per aprirsi un gap di mezzo minuto e restare davanti. È un po’ la stessa situazione di Hockenheim nel 2008, lui ne esce vincente come allora: perde solo la posizione su Vettel, subito la riacchiappa, trionfa mentre Rosberg fa zero.
Knock-out. Sudano per mandarlo in griglia, non s’avvia per il giro di ricognizione, scatta dalla pit-lane ma l’elettronica non l’accompagna perché – scopre la squadra – i cablaggi nella colonna dello sterzo non rispondono. Rosberg conta sul reset della centralina al pit-stop, ma dai box non riparte: “Ho imprecato parecchio. Meno male che la radio non funzionava e non avete sentito”. Adesso i conti per l’iride si azzerano. E l’inerzia è dalla parte di Hamilton.
Il ritorno, quasi. Tre successi in tre edizioni, ora il risultato migliore di una stagione comunque storta, il padrone di Singapore resta lui: Vettel agguanta la piazza d’onore, nel finale conduce il trenino con Ricciardo e Alonso che come lui hanno le gomme a brandelli e non sanno inventarsi la mossa della giornata.
Il nodo. La riflessione sta tutta lì, sulla reazione all’ingresso della safety car. Per Hamilton, ma anche per la Ferrari che chiama dentro sia Alonso che Raikkonen e li fa uscire con le soft per andare fino al traguardo. Matador da un secondo posto tranquillo scala a un quarto incerto: “Però se non ci fossimo fermati – spiega – avremmo dovuto recuperare 20 secondi per fare l’ultimo pit-stop in sicurezza. Hamilton ce l’ha fatta perché lui con la Mercedes dà due secondi al giro a chiunque”. Ma Nando da parte sua rischia di mandare la gara a puttane subito al via, quando stecca la prima curva e taglia la chicane.
Le fue. Andrebbe sanzionato sempre, per il bene dello spettacolo, per i sorpassi che s’inventa quando reagisce per recuperare: Vergne annulla l’effetto di due stop-and-go di cinque secondi e trova il sesto posto con la squadra che ufficialmente l’ha già scaricato per prendere Max Verstappen. Adesso sogna: “Magari l’anno prossimo starò in squadra con Ricciardo”. Magari.
Radio Ga Ga. A Vettel chiedono di “aumentare il vantaggio e ignorare i beep”, a Ricciardo di “usare il bottone di overtake” per rispondere al calo di potenza del motore. Tutti messaggi che dovevano diventare illeciti alla luce della direttiva che strozza le radio. Solo in teoria però, perché poi nella pratica resta labile il confine tra le indicazioni per l’affidabilità e quelle per la prestazione.