Titanio sotto le auto, non solo scintille: così la Fia vuole controllare i furbi

martedì 15 luglio 2014 · Tecnica
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C’è un risvolto tecnico intrigante nella norma che obbliga le squadre a montare le piastre di titanio sotto le scocche nel 2015 per produrre scintille a profusione. Charlie Whiting a Silverstone spiegava che a Spa “i detriti di metallo hanno prodotto due forature perché sono rimasti su un cordolo”. E avvisava: “Immaginate questi pezzi che si staccano e colpiscono qualcuno”.

È successo nel 2011 in Malesia: una piastra di tungsteno ha perforato la scocca della Sauber di Perez e ha distrutto la centralina elettronica. Un pezzetto di tungsteno grande quanto una bandella aerodinamica pesa anche 7 chili. Felipe Massa nel 2009 a Budapest ha rischiato la vita per una molla di 800 grammi, Max Chilton nel 2011 al Nürburgring si è ritrovato con la visiera squarciata da un ciottolo che pesava anche meno.

Il titanio comunque dall’anno prossimo gioca anche un altro ruolo, perché oggi le piastre di tungsteno che la Fia vuole sostituire si impiegano nei punti dello scivolo in cui viene misurato il consumo del fondo.

Lo spessore nominale vale 10 millimetri e non può scendere sotto 9. E il tungsteno oltre a essere relativamente pesante rispetto agli altri metalli è anche uno dei migliori in termini di resistenza all’usura, per cui i team possono abbassare le auto al limite senza rischiare la squalifica.

“In fatto di usura – dice Whiting – il titanio si consuma quasi tre volte più velocemente. Allora le macchine dovranno girare un po’ più alte, per cui le squadre non riusciranno a tenerle così vicine all’asfalto come è stato in passato”. Sul tema delle altezze da terra si combatte una battaglia che spesso la Fia non ha saputo controllare.

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