Il benservito a Monza dal 2016 e quella prospettiva beffarda di virare sul Mugello
martedì 1 luglio 2014 · Politica
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Il contratto scade nel 2016, poi “bye bye”. Scatena un putiferio l’intervista di Ecclestone sulla Gazzetta: il futuro di Monza è segnato, l’ultimo accordo “è stato un disastro commerciale”. E quindi, appunto, bye bye. Forse. Perché il gioco di Bernie è sempre quello: spaventare, minacciare, portare la controparte dove vuole lui alle sue condizioni.
Intanto la scossa l’ha data e l’Italia l’ha sentita. Il Corriere della Sera riporta l’indignazione degli industriali di Monza e Brianza: “Dobbiamo incontrare Ecclestone per fargli cambiare idea mettendo sul tavolo idee e investimenti”. L’assessorato allo sport chiede l’intervento del governo. Ha fatto centro, Bernie.
Quella della cancellazione di Monza è una minaccia ciclica di vecchia data. Un anno fa, all’ipotesi del benservito reagiva Roberto Maroni. Così: “La soluzione sarebbe una sola. Che la Ferrari si ritiri dalla Formula 1“.
Già, la Ferrari. Un link interessante. Quanto è disposta a giocarsi, la rossa d’Italia, per difendere la corsa di casa? Nel 2006 il circo salutava Imola, il Cavallino non s’è mai speso un jolly per salvare il circuito del patron mentre il calendario si apriva alle sedi più ricche e meno gloriose, oltre l’Europa, verso le tappe su cui Maranello fonda accordi commerciali milionari.
F1WEB.it in occasione della gara dell’Austria stuzzicava – anzi, provocava – direttamente la Ferrari su Twitter: “Prezzi popolari, la Formula 1 in Europa si può. Mai pensato di riprovare con Imola come Red Bull per Spielberg“. La risposta della rossa, sempre su Twitter: “Casomai con il Mugello. Non escludiamo nulla”.
Ecclestone dice che la proposta formale non è arrivata. Però Montezemolo la pista di Scarperia l’ha raccomandata spesso: del resto, la proprietà è della Ferrari mentre Imola no. Per cui se Monza salta si può virare davvero sul Mugello. E questa è politica.