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“Bambini terribili, già ai tempi dei kart”: Dino Chiesa racconta Hamilton e Rosberg
martedì 3 giugno 2014 · Amarcord
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Parte dai kart la carriera di Nico Rosberg. Parte dai kart anche quella di Lewis Hamilton. E nel 2000 le strade s’intrecciano, nel team MBM che Mercedes Benz allestisce con McLaren. Nico ci arriva grazie ai contatti di papà; Lewis invece è una scommessa di Ron Dennis. Corrono in Formula A, chiudono in testa alla classifica, Hamilton davanti a Rosberg.
Il team manager all’epoca è Dino Chiesa, un’autorità del karting in Italia e in tutta Europa. Ricorda: “Nei giri veloci Lewis andava sempre un po’ più veloce di Nico. Lo sapeva bene e lo sa ancora oggi. Ma Rosberg – dice a Bild am Sonntag – ha sempre lavorato di più, ha sempre fatto il lavoro sporco, pensava al set-up, parlava coi meccanici e con gli ingegneri. Lewis non ha mai lavorato come Nico dietro le quinte”.
Diversi: “Uno ha il talento, l’altro è veloce ma è anche più calcolatore. È come se Lewis tagliasse un pezzo della torta di Nico e la vendesse come se fosse sua”.
E terribili: “Mi ricordo delle telefonate furiose da parte della reception dell’hotel. Certe volte distruggevano la stanza. Cominciavano con la guerra dei cuscini, poi una tenda e poi si finiva col materasso per strada. Era divertente a parte il fatto che poi dovevo pagare io il conto”.
Adesso, il ghiaccio di Monaco e il tweet della distensione: “Lewis si è comportato come un italiano giovane e irascibile, non vuole mai colpe, ce l’hanno sempre con lui. Ma dovete capire che alla fine questa è una squadra tedesca con un pilota tedesco che sta là da tre anni. A Lewis sembra che il team sia più per Nico. È normale”.
Del resto, Hamilton ha il piglio della star: “Parlargli è diventata un’impresa. Il suo management non aiuta”. Dal 2012 l’immagine di Hamilton è nelle mani di Simon Fuller, che già coordinato le Spice Girls, Annie Lennox e Will Young: “Può funzionare per una stella di Hollywood, per un pilota di Formula 1 no. Questa gente dà l’impressione che lui sia una superstar. Invece una corsa non è uno spettacolo, è lavoro duro”.
La ramanzina a Lewis l’ha già fatta Lauda: “E penso abbia fatto bene. L’ha riportato coi piedi per terra”.