Monaco 1994, l’incidente di Wendlinger nella prima corsa dopo lo shock di Imola
sabato 17 maggio 2014 · Amarcord
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Anno 1994, circuito di Montecarlo. Tra ripieghi tecnici e rattoppi d’urgenza, il calendario riparte da quello che di tutti i circuiti è giusto il più anacronistico. Al toboga di Monaco, dove il sole s’affaccia sulle spiagge private e sulle barche dei ricchi, tocca la parte difficile e ambigua: coniugare lutti e lustrini due settimane dopo lo shock di Imola.
Senna ci ha ricavato il suo piccolo grande feudo, sei vittorie tra il 1987 e il 1993, come nessun altro nella storia dello sport. Per lui, il console onorario del Brasile nel Principato, apre un registro che raccoglie migliaia di firme e viene donato alla famiglia. Ma lo stop della corsa è fuori discussione: “La vita e lo sport vanno avanti. Il calcio non si fermò dopo la tragedia dell’Heysel”.
La morsa della paura comunque non si allenta: Karl Wendlinger nelle prove di giovedì mattina sbatte con la Sauber alla chicane del porto contro lo sperone delle barriere che la Fia ha fatto riempire d’acqua. Per diciannove giorni resta sospeso tra la vita e la morte al Saint Roch di Nizza, in coma farmacologico per rallentare l’attività del sistema nervoso e aiutare il recupero delle cellule cerebrali. Ci mette del tempo per ritrovare l’uso del linguaggio e non completa la stagione. Quando si riprende, ha un vuoto di memoria; l’incidente devono raccontarglielo.
La Sauber sulla base della telemetria esclude il guasto meccanico, ma domenica non corre. Lo comunica Peter Sauber che improvvisa una conferenza stampa nei box: “Siamo tutti in preda a un’emozione di tipo traumatico. Non possiamo fingere che non sia accaduto qualcosa di grave”.
Williams e Simtek, orfane di Senna e Ratzenberger, invece partecipano. Ma schierano una sola auto. La prima fila della griglia resta libera: la Fia ci dipinge una bandiera del Brasile e una dell’Austria. Sulle locandine che tappezzano le boutique di Monaco campeggia l’immagine di Senna che vince l’edizione del 1993 con la McLaren, come se il tempo sulle emozioni si fosse fermato.