Senna, 20 anni dopo: è la sicurezza l’eredità di Ayrton

martedì 29 aprile 2014 · Amarcord
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“Una stagione micidiale”. Senna l’aveva definita così, prima ancora di cominciarla. “Le macchine sono molto veloci. Sarà fortuna se qualcuno non si ammazzerà”. Alla vigilia del 1994 l’impressione è che il progresso tecnico delle monoposto non stia procedendo di pari passo con il progresso della sicurezza passiva.

Timori sopiti, insicurezze latenti: Imola riporta tutto a galla. “Ci sono sempre delle lezioni da imparare. Tante cose – osserva Damon Hill – sono cambiate dalla morte di Ayrton. E hanno fatto diventare la Formula 1 più sicura”.

È una legge spietata. La vive in prima persona Giorgio Beghella Bartoli, il direttore di gara all’autodromo di Monza. In un’intervista del 1997, racconta: “Il grado di sicurezza che ha raggiunto la Formula 1 è arrivato finora sulla base degli incidenti, dei feriti e dei morti. Sembra strano, però avviene così anche nella scienza medica. Si tiene conto degli errori per progredire”. Interpretato in questo senso, quello di Senna è un sacrificio che salva la Formula 1 dalla spirale delle prestazioni esasperate e la riporta sulla strada della cautela.

È la sicurezza l’eredità di Ayrton. Nell’immediato la Federazione vara il piano d’emergenza che stravolge regolamenti e circuiti. Un po’ alla volta, in maniera più organica, arrivano tutti gli altri interventi. Sid Watkins nel 1996 lancia la campagna di sperimentazione del sistema hans, che sta per head and neck support e che poi diventa obbligatorio a partire dal 2001, con l’obiettivo specifico di scongiurare la frattura delle vertebre alla base del cranio. Quella che ha ucciso Roland Ratzenberger e che è stata riscontrata anche per Senna.

Sempre Watkins, comincia a lavorare per la fondazione di un comitato universale per la sicurezza; metodi e risultati vengono estesi all’industria dell’auto.

Oggi Max Mosley dichiara: “L’incidente di Senna è stato l’elemento catalizzatore che letteralmente, senza dubbio, ha portato a delle modifiche che sulle strade hanno salvato decine di migliaia di vite. Non saremmo mai arrivati a Bruxelles, non avremmo mai superato la legislazione della Commissione Europea, non avremmo avuto l’Euro Ncap (il New Car Assessment Programme) e i crash test”.

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