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Gran Premio di Cina 2014, gara

domenica 20 aprile 2014 · Roundup
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Sono tre consecutive le doppiette della Mercedes, ma gli equilibri tornano quelli di Sepang. Impietosi: Hamilton demolisce Rosberg, consuma meno benzina di tutti, trova l’elisir di lunga vita per le gomme, fa 17 giri sulle soft, sorpassa le vittorie di Fangio, raggiunge quelle di Clark e Lauda. Gasato: “Correvo contro me stesso. Scusatemi se sono così euforico”.

Che legnate. Per infilarsi dentro il budello della prima curva sono sportellate vere alla partenza tra Massa e Alonso, tra Rosberg e Bottas. Continuano tutti fino al traguardo senza crucci. Le macchine certe volte hanno la solidità dei camion.

La resurrezione, parte prima. È Alonso il migliore degli altri, vince la battaglia con Ricciardo per andare sul podio, il primo dell’anno, sulla pista dove nel 2013 vinceva. Trova subito l’assetto giusto nelle libere: “Abbiamo fatto davvero pochi cambiamenti tra prove e gara”. Venerdì scriveva Leo Turrini: “Ha sviluppato solo il suo super ego aiutando zero Domenicali”. E quante volte col talento ha mascherato le magagne di una squadra senza la bussola?

Dopo Stefano. Mattiacci parla per slogan: “So ascoltare e so imparare”. E ancora: “Dobbiamo dare continuità”. Dalla tribuna principale, lo striscione dei fan ringrazia Domenicali. Alonso gli dedica il risultato. Mark Gallagher scrive su Twitter: “Il terzo posto dimostra che la partenza di Domenicali non era necessaria”. Giusto. Se l’obiettivo sono i podi.

L’altro Seb. Regala un bel duello con Rosberg, non gli lascia un metro dalla penultima curva fino alla prima, poi la sua diventa Pasqua di passione. Vettel arriva quinto, a 24 secondi da Ricciardo, la squadra a metà gara gli chiede di dare strada, lui s’informa sulle gomme, lascia intendere che Daniel quella posizione deve guadagnarsela. La regia allora va a cercare la faccia bastonata di Marko. Ma Seb in qualifica l’aveva detto: “Ricciardo sta lavorando meglio”.

Dietro la radio. Alla Lotus il premio per la conversazione più spassosa della giornata. La squadra a Grosjean: “Non mettere la quarta marcia”. Lui: “E come faccio? Mi serve”. La replica: “Se la metti non arrivi alla fine”. E infatti, succede.

Il pasticcio. La Fia dà la bandiera a scacchi con un giro d’anticipo, se ne avvede solo quando Hamilton è già passato. La gara continua, ma l’errore resta, per cui ai fini dell’ordine d’arrivo fa fede il passaggio numero 54 e la giuria a posteriori deve cancellare gli ultimi due giri. Così Bianchi conserva il diciottesimo posto che Kobayashi gli toglie sul traguardo.

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