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Shanghai, la Ferrari riparte da Mattiacci: è lui l’uomo di Marchionne

giovedì 17 aprile 2014 · Dal paddock
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Nel calendario cinese il 2014 è l’anno del cavallo e magari qualcosa può significare per l’italico cavallino che atterra a Shanghai con la squadra in tumulto e l’esigenza impellente della svolta. Finisce dopo sei anni la Gestione Sportiva di Domenicali, la Scuderia continua a passarla come una resa volontaria e spacca i media. Titola La Stampa che “Domenicali paga per tutti”. Forse. “Per tutti i suoi errori” suggerisce CircusF1.com.

Alonso è misurato, non si sbilancia. In India nel 2012 stava per lanciare il tweet della rabbia, per gridare alla rete tutto il disappunto verso la politica delle chiacchiere senza fatti. Su Domenicali dice: “Godeva di una posizione di privilegio in un grande team di Formula 1. Perciò la scelta non è stata facile. L’ha fatto nell’esclusivo interesse della Ferrari”.

La lettera di dimissioni circolava giovedì. Qualcuno l’ha invocata, l’ha pilotata e l’ha avuta. Venerdì a Maranello c’era già Sergio Marchionne, tre giorni prima dell’annuncio al mondo. Adesso il team guarda avanti, a Marco Mattiacci che di Formula 1 non ha esperienza. Dirigente, non tecnico. Come Domenicali, ma col beneplacito della Fiat. Riconosce Montezemolo: “L’aspetta un grande lavoro. Io sono fiducioso e gli starò vicino”.

Raikkonen l’ha già incontrato, Alonso ancora no: “Lo vedrò in Cina”. I cambiamenti immediati, comunque, non se li aspetta nessuno: “Conosciamo il nostro valore attuale. I miglioramenti – dice Kimi – non arrivano nel giro di una notte”. Quelli si chiamano miracoli.

Cerca di concentrarsi sulla corsa e sulla macchina, appunto: “Abbiamo una migliore comprensione della vettura rispetto alle prime gare. Il progresso rispetto a Melbourne c’è stato, dall’esterno non s’è notato perché sono cresciuti anche gli altri”.

Pat Fry assicura: “Si lavora in ogni area”. Nel frattempo dai test di Sakhir escono solo i mozzi forati che abbattono le turbolenze intorno alle ruote.

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