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Gran Premio del Bahrain 2014, qualifiche
sabato 5 aprile 2014 · Roundup
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Brilla pure nella qualifica di Sakhir la stella di Stoccarda. Nella sfida interna tra Hamilton e Rosberg la spunta il biondo, l’altro stecca la prima curva mentre cerca due decimi e mezzo. Ricciardo secondo il cronometro è il primo dei terrestri, invece arretra di dieci posti per scontare la penalità della Malesia, per cui in seconda fila avanzano Bottas e Perez. E sono quattro motori Mercedes in quattro posizioni.
Misteri. Sulla prima fila non ci scommetteva, ma sulla seconda un pensierino la rossa l’aveva fatto. Invece Raikkonen è quinto, Alonso nono. È tutta da decifrare la qualifica di Matador che progressivamente, tra una sessione e l’altra, regredisce nei parziali: “Perdevo sul dritto, la potenza è andata giù un po’ alla volta”.
Nel plotone. Peggio di Alonso fa Vettel che nemmeno raggiunge l’ultima manche. Per radio segnala che il cambio in scalata non va: “Forse c’entra quello che è successo stamattina”, cioè l’uscita nella sabbia dopo la curva 3. Hulkenberg però mette in guardia il paddock: “L’auto migliore ce l’ha ancora la Red Bull”.
Chiodo fisso/1. Velenose quanto inopportune, le frecciatine di Helmut Marko si concentrano sempre su Mark Webber. Anche adesso che non corre più in Formula 1: “Con Ricciardo abbiamo finalmente un australiano che sa fare le partenze e mette Vettel sotto pressione in modo leale”.
Chiodo fisso/2. Resta uno dei temi di discussione della stampa generalista: il sibilo dei motori. Ma secondo il Telegraph perfino i team hanno chiesto a Ecclestone di smetterla coi brontolii su una questione puramente pretestuosa. Nel frattempo, a Vettel che sul tema s’era espresso in toni durissimi – e pure volgari – in settimana è arrivata via lettera la tirata d’orecchie da parte di Jean Todt. E Seb adesso addolcisce i toni: “Sono un fan della vecchia Formula 1, ma comunque la categoria resta il livello più alto dell’automobilismo sportivo”.
Punti di vista. Pirelli s’è spesa in lungo e in largo per fare gli omaggi al Bahrain. Su Twitter: “Non s’è mai visto un paddock così bello”. A livello ancora più spinto, sul magazine online, in un pezzo di Khaled Jnifen del reparto marketing: “Del Bahrain mi colpiscono l’accoglienza e l’apertura agli stranieri e il livello di protezione dell’identità locale e della cultura”. Però! Le organizzazioni non governative sostengono che ogni anno “la Formula 1 offre al governo il pretesto per aumentare la repressione sistematica su manifestanti, giornalisti e difensori dei diritti umani”.