Flussometri sballati, nemmeno Porsche si fida del sensore della Federazione
domenica 23 marzo 2014 · Tecnica
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Si discute il 14 aprile il ricorso della Red Bull contro la squalifica di Daniel Ricciardo nel Gran Premio d’Australia. Nel frattempo ci sono di mezzo altre due corse – il 30 marzo a Sepang, il 6 aprile a Sakhir – che la Formula 1 deve correre nella morsa dell’incertezza.
Gill HySpeed, che l’anno scorso ha vinto l’appalto per standardizzare i flussometri della benzina, si chiama fuori. Spiega che a Melbourne la Fia “ha fornito un feedback positivo sulle performance delle sonde, confermando la fiducia nello sviluppo e affermando che i misuratori soddisfano le specifiche di accuratezza”.
La fiducia della Fia però non ce l’hanno le squadre. Il blog di Adam Cooper già riferiva che i team per non incappare nella squalifica hanno calato la soglia di flusso massimo fino a 96 kg/h. E un avvertimento come quello che i giudici hanno inviato alla Red Bull l’aveva ricevuto pure la Mercedes.
È un affare che esce dai confini del paddock. Gli stessi sensori a ultrasuoni vanno montati in classe 1 nei prototipi Le Mans, due sui bolidi a gasolio, tre su quelli a benzina, ma secondo le impressioni che Racecar Engineering ha raccolto alla Porsche, “non c’è una soluzione robusta” che garantisce i rilevamenti:
La Fia spera che l’ultima specifica possa funzionare e sia affidabile, ma non l’ha ancora dimostrato. Noi stiamo ottimizzando le posizioni d’installazione affinché i sensori possano lavorare nel modo più facile possibile, ma allo stato attuale non sappiamo se saranno affidabili.
Già, le posizioni d’installazione. I flussometri di vecchia generazione sono congenitamente sensibili alle vibrazioni; quelli a ultrasuoni ne risentono meno. Ma non è escluso che a certe frequenze di campionamento una cantonata possono benissimo prenderla perché l’oscillazione sposta l’onda sonora.