PHOTO CREDIT · Red Bull Racing
Red Bull, dettagli e malizia: diventa un caso la telecamera nel musetto
mercoledì 19 marzo 2014 · Tecnica
tempo di lettura: 2 minuti
Pubblicità extra per gli sponsor, come fu quando la McLaren nel 2010 aveva aperto la feritoia del sistema f-duct giusto in corrispondenza del logo di Vodafone. A Melbourne la Red Bull ha confermato la posizione della telecamera anteriore sul musetto, dentro un vano tra i marchi di Pirelli e Casio. Stava lì già nei test, dove le macchine però non sono soggette a nessuna regola.
Regole, appunto: la Federazione da quest’anno specifica dove – e soprattutto, come – vanno installate le micro camere. È scritto nell’articolo 20.3: gli alloggi devono essere almeno cinque e devono stare in posizioni prestabilite. Poi la regia internazionale sceglie quali vuole utilizzare effettivamente per infilarci le micro camere.
Quella sull’airscope per esempio è obbligatoria, le altre vengono concordate di volta in volta perché chiaramente ci sono delle macchine che per la televisione non sono interessanti. E dove non c’è la micro camera, comunque se ne monta una fittizia – quella che in gergo si chiama dummy camera – in modo da uniformare perlomeno i pesi.
In merito al musetto, il regolamento prescrive che la telecamera nella vista laterale dell’auto“deve stare dentro un’area delimitata da due linee verticali – una a 150, l’altra a 450 mm dall’asse delle ruote anteriori – e due linee orizzontali a 325 e 525 mm dal piano di riferimento”. In più, l’asse della lente non deve intersecare nessuna parte della macchina che giace davanti alla telecamera e deve tenere un’inclinazione entro un grado rispetto al piano di riferimento.
Disposizioni che lette congiuntamente al divieto di praticare aperture nelle zone strutturali del musetto, hanno fatto proliferare le appendici ad ala di gabbiano con le micro camere incorporate, su tutte le macchine, meno che sulla RB10 di Newey, dove la telecamerina sta nel punto di raccordo tra il naso e il telaio, in una posizione neutra dal punto di vista aerodinamico, dentro il vanity-panel che ai sensi delle regole non è parte strutturale e nasconde il gradino sul musetto.
È tutto perfettamente legale, almeno dal punto di vista tecnico. Piuttosto, chi storce il naso è la Fom di Bernie Ecclestone che da quel vano non ha modo di catturare alcuna inquadratura posteriore. E a tirare le somme, la chiave di lettura è maliziosa perché nel 2013 la termografia da quella postazione aveva alimentato il sospetto che il tea-tray della Red Bull fosse flessibile a caldo per effetto dello strisciamento sull’asfalto.