PHOTO CREDIT · Red Bull Racing
Flussi falsati e un sensore senza bollino: perché la Fia squalifica Ricciardo
lunedì 17 marzo 2014 · Regolamenti
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Se ne va a cenare mentre gli ingegneri fanno avanti e dietro coi tabulati della telemetria. Lui ormai non può spiegare molto: è diventata una questione d’onore da ingegneri. Cinque ore dopo la gara, Ricciardo perde il primo podio della carriera, il secondo posto della corsa di casa: “Infrazione costante – scrive la Fia – del flusso massimo di benzina”. Che comporta un’alterazione significativa di potenza e performance.
È un tema che nei reparti tecnici semina il malcontento. Per controllare che le squadre mantengano la mandata massima a 100 kg/h, la Federazione ha preteso un flussometro a ultrasuoni che è prodotto in Inghilterra da Gill HySpeed e che all’inizio prendeva delle cantonate allarmanti perché sbagliava il triplo rispetto all’incertezza dello 0.5% che la Fia voleva concedere.
A Melbourne il nodo è rimasto. Al punto che la Fia ha dovuto modificare il campionamento e abbassare da 10 a 5 Hz la frequenza di filtro per intervenire sulle tolleranze di misura. Ma delle incongruenze le hanno notate comunque tutte le squadre.
E proprio la Red Bull già venerdì mattina era in tilt quando ha riscontrato che i rilevamenti tra un run e l’altro non erano uniformi. A quel punto ha montato un altro sensore, senza omologazione, che la Fia sabato sera voleva fosse rimosso. Qui s’è aperto il contrasto, perché di fronte alle bizze della sensoristica ufficiale certe squadre – riferisce il blog di Adam Cooper – per non incappare nella squalifica hanno calato la soglia fino a 96 kg/h, la Red Bull invece ha continuato a riferirsi al suo dispositivo che segnalava i valori nella norma mentre la Fia li leggeva fuori tolleranza.
Il braccio di ferro s’è trascinato in gara: “La telemetria – scrive la Fia – evidenziava dei flussi troppo alti. Il team è stato contattato, gli è stata offerta la possibilità di seguire le istruzioni per ridurre il flusso e rientrare nei limiti”. Ordine che la Red Bull ha bellamente e ripetutamente ignorato perché “noi e la Renault – spiegavano domenica sera – ci fidiamo delle nostre letture”.
Adesso c’è un appello che pende: “E dimostreremo – promette Christian Horner – che siamo in regola”. Ma per gli uffici di Parigi, al di là dell’aspetto prettamente tecnico, la contravvenzione alla direttiva tecnica sull’installazione dei flussometri è un affronto che va lavato.