Quel salto olimpico di Chilton e il rischio delle scosse coi nuovi accumulatori

lunedì 24 febbraio 2014 · Tecnica
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Diciotto a Sakhir, sedici a Jerez: relativamente alto il numero di bandiere rosse nei test, relativamente lunghi i tempi di stop delle sessioni dopo ogni interruzione. È successo perché anche nei casi più banali, quando non ci sono né macchine sfasciate né barriere da risistemare, i commissari di percorso non intervengono finché non si presentano gli addetti della squadra.

È un ordine della Fia per prevenire il rischio delle scariche elettriche che possono partire dai nuovi sistemi di recupero d’energia. Se n’è interessato anche Gian Carlo Minardi con un intervento sul suo sito: “Ritengo che la Fia debba redigere un apposito protocollo ufficiale sia  per i team che per i commissari di pista”.

Già nel 2009, all’epoca dell’introduzione del kers, le squadre avevano spiegato ai piloti che in caso di guasto bisognava saltare dalla vettura a piedi pari per non innescare il ponte elettrico e prendersi una scossa. E all’inizio i meccanici non toccavano le macchine senza infilarsi i guanti isolanti.

Adesso la carica è passata a 2 megajoule, praticamente cinque volte in più rispetto al vecchio kers. Allora la Fia ha preteso due misure a carattere precauzionale: che gli accumulatori si disattivassero automaticamente entro due secondi quando la macchina è ferma; e che sotto l’airscope venissero inseriti i led per segnalare il pericolo di scossa.

Norme che nelle prove comunque non sono obbligatorie, oltre al fatto che diversi congegni non hanno ancora passato i collaudi e non sono ragionevolmente affidabili. Perciò Max Chilton quando è rimasto in panne con la Marussia non ha voluto rischi e ha fatto alla vecchia maniera: un salto olimpico che in rete ha spopolato.

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