Potente e scaltro, umano e calcolatore. Fenomenologia di Bernie Ecclestone
giovedì 23 gennaio 2014 · Amarcord
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La Germania lo processa per le tangenti a Gribkowsky, le società lo fanno dimettere, ma gli lasciano la gestione. Alan Henry nel 2011 scriveva che il circus “non è diverso dalla Fifa o dal movimento olimpico, con l’eccezione che Bernie Ecclestone governa la Formula 1 con più efficienza”. Già. Di fatti lui minimizza: “Al processo ci andrò, non ho scelta. Ma poi Monaco è una città che mi piace“. Ironico: è uno dei suoi lati migliori.
Onnipresente. C’è già a Silverstone nel 1950 al debutto assoluto della Formula 1: “Partecipavo a una gara di contorno con una Cooper F3, tra i miei rivali c’era un tizio che si chiamava Stirling Moss. Mi pare che poi abbia fatto carriera”.
Potente. Delegato della Fia agli affari promozionali, poi presidente della Fom che gestisce i contratti con le squadre, le piste e gli sponsor. Frank Williams disse: “A Bernie piace incoraggiare l’immagine che sia lui a controllare tutto e che in Abissinia non cade una foglia senza la sua approvazione”. Per esempio: nel 2011 fa in modo che Adam Parr venga cacciato dalla Williams.
Calcolatore. Nel 2006 è un possibile acquirente della quota Ferrari in possesso di Mediobanca: “Mi interessa, ma dipende da quanto vogliono”.
Provocatore. Come Joseph Blatter, il suo alter ego alla Fifa. Tra proposte di rivoluzione dei regolamenti e uscite infelici. Tipo quella su Hitler: “Sapeva fare le cose”. O quella sulla morte di Senna: “Un bene per la Formula 1”.
Vittima. All’inizio del 2011 esce No Angel: The Secret Life of Bernie Ecclestone. È la biografia che gli scrive Tom Bower svelando un bel po’ di retroscena. Si scopre per esempio il lato più umiliante del matrimonio di Bernie con Slavica Radic: “Lei si divertiva a farmi vivere in un regime di terrore. Quando si arrabbiava mi tirava i piatti. Qualche volta mi ha pure preso”. Invece il giudice che aveva concesso il divorzio nel 2009 sosteneva che i “comportamenti irragionevoli” fossero quelli di Bernie.
Patriota. Nel 2009 il circus rischia di sfaldarsi sotto il fuoco incrociato della guerra fra la Federazione e l’associazione dei team. Bernie dice: “Ho dedicato 35 anni della mia vita alla Formula 1. Il mio matrimonio è finito proprio a causa della Formula 1 e non permetterò che tutto si distrugga per niente”.
Scaltro. Capace di fare soldi con qualunque cosa, anche le disavventure: nel 2010 è rapinato e malmenato a Londra; una settimana dopo, i segni dell’aggressione diventano uno spot per gli orologi Hublot.
Politicante. Nel 1997 viene fuori una sua donazione di un milione di sterline a favore del partito laburista inglese che poi modifica la legge per la sponsorizzazione del tabacco in Formula 1. In Inghilterra scoppia uno scandalo. Alla fine il partito restituisce i soldi.
Umano. Nel 2011 a Suzuka spende un milione di sterline e compra 3000 biglietti per i parenti delle vittime dello tsunami. Nel 2012 a Monte-Carlo concede il suo jet privato e regala un week-end nel paddock a 4 bambini inglesi malati di cancro.
Bandito. Dicono che i soldi per lanciarsi li abbia rubati nel 1963, in stile Far West con l’assalto al treno delle poste di Glasgow nella notte fra il 7 e l’8 agosto. L’ha sempre negato: “Non vedo perché mai avrei dovuto rapinare un treno se c’erano solo due milioni e mezzo di sterline”.