Nome in codice GW501516, il farmaco proibito che spaventa pure la Formula 1
venerdì 10 gennaio 2014 · Dal paddock
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Ci vollero due ore a Nigel Mansell per concentrarsi sulle provette di urina dopo le qualifiche al Gran Premio di Francia al Paul Ricard nel 1990. Per la Formula 1 era il primo test antidoping della storia. Ci ha messo più del dovuto pure Daniel Ricciardo a marzo quando s’è dovuto sottoporre – lui come Alonso e Perez – a un controllo a sorpresa: “Fare pipì non è facile quando c’è qualcuno alle spalle che ti tiene d’occhio”.
Dal 2014 i controlli si fanno più frequenti. A tutti i livelli, perché si intensifica la campagna della Fia contro le sostanze proibite, in linea con le direttive dell’Agenzia mondiale dell’antidoping. Oggi la Federazione secondo le stime controlla soltanto il 2 per cento di tutti i piloti che corrono. Però avvisa: “Bisogna raggiungere tutte le discipline in tutti i campionati“.
Tra i farmaci sulla lista nera ce n’è uno che nell’ambiente ha conservato il nome di sperimentazione, vale a dire il GW50151, una roba che è talmente pericolosa da essersi meritata un comunicato specifico della Wada a marzo. Si tratta di “una droga sperimentale che le case farmaceutiche hanno immediatamente ritirato non appena sono state evidenziate gravi tossicità negli studi preclinici“. Dal mercato nero però il GW50151 non è mai scomparso e le autorità dell’antidoping ne hanno riscontrato l’utilizzo per un certo numero di atleti.
Marc Sanson, che dal 2003 al 2005 ha guidato il consiglio francese per l’antidoping, ad agosto ha svelato pure che “per molti anni i piloti di Formula 1 per ricordare meglio le piste hanno utilizzato la tacrina”, vale a dire uno dei primi farmaci che la medicina ha impiegato per il trattamento del morbo di Alzheimer.
Gli aveva risposto Gary Hartstein, l’ex medico della Fia, su The National in Medio Oriente e l’aveva bollato come “un millantatore che non conosce niente e cerca di fare notizia”, dal momento che “la tacrina non è mai stata sulla lista delle sostanze proibite” e che comunque “ha una tonnellata di effetti collaterali“.
In tema, una dichiarazione che aveva fatto scalpore era arrivata nel 2004 da Benigno Bartoletti, il medico storico del gruppo Fiat, che su Quattroruote aveva scritto che l’assunzione di cocaina in Formula 1 “potrebbe anche riguardare un pilota su tre”. Poi aveva ritrattato. Ma Edda Graf, la portavoce di Ralf Schumacher, quell’anno citava un fatto allarmante. Proprio sulle tracce di cocaina: “Non si è riuscito a risalire a quale pilota appartenessero”.