Mark Gallagher a F1WEB.it: i mali del circo, pochi soldi e troppi interessi
martedì 7 gennaio 2014 · Esclusive
tempo di lettura: 2 minuti
Pochi sponsor, nuovi motori, mille interessi contrapposti e lo strascico della crisi globale del 2009. Soffre parecchio la Formula 1 e cerca di non darlo a vedere. Mark Gallagher ha diretto Cosworth, Jordan e Red Bull. Oggi si occupa di business a tutti i livelli. A F1WEB.it confida: “Ci vuole un radicale ripensamento se si vogliono veramente tagliare i costi e migliorare le corse. Altrimenti tifosi, media e sponsor si sposteranno altrove”.
I costruttori se ne sono già andati, il marketing sta chiudendo i rubinetti: “Ci sono stati nuovi sponsor come Ups alla Ferrari, Blackberry alla Mercedes, Burn, quindi Coca Cola, alla Lotus. Comunque si tratta di contratti che rispetto al passato portano molto meno. E sono concentrati sui cinque top team“.
La seconda metà della griglia non trova granché, resta in balia degli introiti delle televisioni o degli azionisti: “Guardate i modelli economici di Toro Rosso, Force India, Sauber, Caterham o Marussia. È chiarissimo. Senza investimenti non possono sopravvivere“. Anche gli sponsor si fanno due conti: “Vogliono stare con chi vince. Non ha senso finanziare uno che può solamente sperare nei punti”.
Quindi: “Vanno riscritte le regole, vanno ridotti pesantemente i costi. Io limiterei drasticamente l’aerodinamica che è l’area in cui si spende di più e la ragione principale del gap tra le squadre. E bloccherei le configurazioni a quelle dei test invernali”.
A dicembre la Fia parlava di attivare il tetto al budget: “Una grande idea, ma metterlo in pratica è impossibile. Puoi limitare il modo in cui una squadra spende i suoi soldi, ma come fai per i fornitori e per le compagnie affiliate? Quando Mosley ci aveva pensato nel 2009 per aprire alle nuove squadre sembrava avesse anche in mente come farlo. E poi ovviamente i top team non erano interessati e non s’è trovato l’accordo. Resta il fatto che Caterham, Marussia e Hispania – che adesso è fallita – sono entrate in Formula 1 sulla base di promesse che poi sono state disattese”.
E in quattro anni non è cambiato tanto: “Non mi aspetto che il risultato porti a modifiche significative. Né Red Bull né Ferrari permetteranno che il loro vantaggio competitivo venga eroso da un limite di spesa”.
La Formula 1 è una corsa a spendere: “I soldi che investi determinano il tempo sul giro. Se cala il budget si riduce anche l’investimento in ricerca e sviluppo. Non vedo come i top team possano mettersi d’accordo”.