Spigolature sotto l’albero, chicche di curiosità nella storia della Formula 1
mercoledì 25 dicembre 2013 · Amarcord
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Da soli non fanno notizia, ma sono quei fatterelli curiosi che danno colore allo sport. Un omaggio per Natale, un piccolo viaggio tra personaggi improbabili e aneddoti sbiaditi. Perché la Formula 1 non è solo tecnica e corse. Per fortuna.
Società per azioni. Sam Hancock nel 2004 ha venduto se stesso in azioni per tentare la scalata alla Formula 1. Ma non ha ammucchiato abbastanza e il paddock non l’ha mai visto.
Col vento in faccia. Prima di Webber, un giro di commiato senza casco su una macchina di Formula 1 l’aveva fatto già Graham Hill, sull’auto del suo team, a Silverstone il 19 luglio del 1975.
Eccitazione massima. In preda all’agonismo più sfrenato dopo la vittoria al Nürburgring nel 1957, quella in cui s’è guadagnato matematicamente il quinto titolo, Juan Manuel Fangio non è riuscito a dormire per due giorni.
Così lontano, così vicino. Che lo stemma della Ferrari fosse sul caccia spad di Francesco Baracca nella prima guerra mondiale è arcinoto. Meno noto è invece che Baracca quel disegno a sua volta l’avesse adottato dopo aver abbattuto un velivolo tedesco con l’insegna della giumenta di Stoccarda. Significa che seppure diversi nella grafica, i loghi di Porsche e Ferrari hanno l’origine in comune.
Contestazioni epiche. Enzo Ferrari s’è preso una bordata di fischi a Monza nel 1971. Era uscito in pit-lane per sfidare la folla mentre Regazzoni e Ickx non cavavano un tempo in qualifica. Il pubblico non ha fatto sconti nemmeno al Drake.
Il crimine non paga. Ai test di Jacarepagua, Ricardo Londoño nel 1980 non ha passato l’esame per la superlicenza. Secondo la Fia era troppo lento per gli standard della Formula 1. In verità nessuno voleva grane quando s’è scoperto che Londoño correva coi soldi dei narcotrafficanti. Che in un regolamento di conti l’hanno crivellano di colpi nel 2009 in Colombia.
Che numeri. Alonso a novembre via Twitter ha dato la misura di quanto si spostino oggi i piloti tra corse e impegni commerciali. Lui nel 2013 ha tenuto 78 conferenze stampa, ha preso in tutto 164 voli che equivalgono a circa 800 ore di volo, praticamente ha trascorso un mese pieno in aereo ed è stato lontano da casa per 276 giorni. Quanto al materiale tecnico, ha utilizzato 28 tute, 11 caschi, 19 paia di scarpette e 24 di guanti.