La Fia ci riprova: casting a Parigi per il dodicesimo team. No perditempo
giovedì 12 dicembre 2013 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti
Riparte la selezione, a un anno esatto dal fallimento dell’Hispania. Per il momento quella che deve pervenire agli uffici di Parigi è una dichiarazione d’intento, poi entro la fine di febbraio la domanda va formalizzata versando la quota completa di 130 mila dollari, che rappresentano il balzello per tagliare fuori i perditempo.
Perché la Fia non vuole cantonate. Nel 2010 quando cercava il tredicesimo team ha dovuto dire no a Durango di Ivone Pinton e Jacques Villeneuve, Epsilon Euskadi di Joan Villadelprat, e Stefan Gp di Zoran Stefanovic. L’annuncio perciò è preciso: chi si candida deve dimostrare “interesse a lungo termine”, deve scendere in pista nel 2015 o al più tardi nel 2016 per restare comunque in ballo almeno fino al 2020 con un piano d’investimento solido.
In questa direzione, Todt prima di lanciare il bando già aveva fatto sapere che il Consiglio Mondiale sta lavorando alla definizione di un tetto di spesa ufficiale per salvaguardare grandi e piccoli.
Resta il fatto che l’ultimo casting su larga scala, quello dei tempi di Mosley che aveva promosso Campos, Manor e USF1, tanto trasparente non era stato perché la Fia si era impegnata direttamente dietro le quinte nella ricerca dei finanziamenti alla Manor; oltre al fatto che a tutte le new-entry potenziali s’era lasciato intendere che l’unica strada per superare la selezione fosse l’accordo con Cosworth piuttosto che coi big.
Alla fine Campos ha venduto subito a Carabante e dopo tre anni si è eclissata, Manor ha cambiato assetto due volte e USF1 non s’è mai vista. Pure all’epoca la Fia aveva preteso dagli esordienti una solidità finanziaria a lungo termine. E non aveva visto falle nei business-plan.