Finisce un amore, McLaren molla Perez. Lui sbrocca: “Non hanno umiltà”

giovedì 14 novembre 2013 · Mercato
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Un anno fa rappresentava il futuro: giovane, esuberante e pure ricco. La Ferrari aveva lasciato che uscisse dall’Accademia, la McLaren non ci aveva pensato due volte a metterlo sotto contratto al posto di Hamilton, da un lato per dare una botta di vita alla formazione, dall’altro per recuperare sponsor. Oggi invece Sergio Perez è l’ombra sbiadita della promessa che incarnava un anno fa.

È l’effetto di polemiche interne che si riconducono soprattutto all’irruenza di guida. Storie note, per quanto comunque il benservito abbia i contorni del colpo di scena e per maturare ci abbia messo meno di un mese. Tant’è che Perez solamente al Gran Premio d’India s’è messo a cercare un’altra sistemazione per il 2014.

Da Guadalajara, in partenza per gli Stati uniti, nella lettera aperta alla McLaren mantiene un tono misurato. Ringrazia, saluta, augura buona fortuna. Cerca insomma di rimediare all’intervento polemico che la stampa spagnola nel frattempo ha irradiato in tutto il mondo:

Non ho dubbi sul fatto che sia un grande team, però ritengo che manchino un po’ nell’organizzazione e nell’umiltà di affrontare la realtà. La McLaren ci ha messo un sacco di tempo per capire dove ci trovassimo [in termini di competitività], e cioè in una situazione in cui un buon week-end può fruttare dei punti, ma non la vittoria. Martin Whitmarsh è un buon leader, però una squadra per funzionare ha bisogno di tante altre cose.

Autosport in anteprima martedì già faceva il nome del sostituto e lo dava per certo: Kevin Magnussen, 21 anni appena compiuti, figlio d’arte, leader in World Series by Renault, debuttante assoluto in Formula 1, apparentemente senza nessuna raccomandazione degli sponsor. Come scrive Luiz Razia su Twitter, la dimostrazione “che se lavori duramente e mostri cosa sai fare, in Formula 1 ci arrivi anche senza i soldi”.

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