Tea-tray, grane e sospetti: la squalifica di Raikkonen e quella voce sulla Red Bull
martedì 5 novembre 2013 · Tecnica
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La segnalazione, come prescrive la prassi è partita da Jo Bauer quando sabato sera ad Abu Dhabi i controlli hanno evidenziato che il fondo piatto della Lotus di Raikkonen non rispondeva ai dettami del regolamento tecnico. L’anomalia era circoscritta al tea-tray che si fletteva oltre il limite di 5 mm nel test asimmettrico, in cui il carico non viene applicato in corrispondenza della linea di mezzeria, ma è scostato di 100 mm.
Lo stesso test, Bauer l’ha condotto anche sulla Sauber di Hulkenberg e non ha trovato incongruenze, mentre non è la prima volta che alla Lotus viene contestata un’irregolarità di flessione del fondo. A Budapest il problema i commissari l’avevano riscontrato per Grosjean, anche in quel caso dopo le qualifiche. Lì attraverso i tracciati della telemetria il team era riuscito a far passare la teoria che il comportamento irregolare del fondo fosse riconducibile a una crepa prodotta dall’impatto violento con un cordolo.
Alan Permane ha giocato la stessa carta anche a Yas Island, accusava la curva 3 e con la stampa tedesca parlava di un urto a 25 g. Lo stesso che poi ha patito anche Alonso in gara nel salto in uscita dai box. La giuria però la giustificazione non ha voluto accettarla, malgrado anche la Mercedes avesse fatto riferimento all’altezza dei cordoli per spiegare la rottura del semiasse di Hamilton. Per cui alla fine Raikkonen ha perso il quinto tempo ed è scattato dal fondo.
Il tea-tray resta uno degli elementi più controversi perché può fruttare diversi punti di efficienza aerodinamica, fondamentalmente avvicinando l’avantreno al suolo e migliorando il flusso verso il diffusore. Tant’è che dopo Sepang era dilagata sui mezzi d’informazione italiani la voce di un presunto abuso di tre squadre sui tiranti dello splitter. Una teoria che la Fia non ha mai confermato.
Un sospetto più concreto e meglio articolato s’è fatto largo invece a Suzuka, quando Gary Anderson nelle immagini delle termocamere ha notato sulla Red Bull un surriscaldamento sospetto del pattino e s’è chiesto se magari il tea-tray non fosse flessibile a caldo per effetto dello strisciamento sull’asfalto, dal momento che “basta arrivare a 300 gradi – scriveva sul sito della Bbc – per consentire a materiali speciali di deformarsi e modificare la posizione di certi componenti”.
L’organo di controllo in questo caso s’è mosso per fare tutte le verifiche del caso, ha riscaldato il pattino con un bruciatore a gas, ne ha misurato la deformazione e ha trovato comunque tutto in regola. Chiudendo il caso prima che la stampa lo gonfiasse oltre il dovuto.