L’impero colpisce ancora: con Kvyat anche Red Bull cede ai capitali russi
venerdì 25 ottobre 2013 · Mercato
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Si gioca su livelli diversi, ma la tattica è la stessa del vecchio impero sovietico: espansione territoriale e interferenze politiche. I capitali della Federazione Russa si allungano prepotentemente sul campionato di Formula 1: hanno già riformato la Sauber nell’anima, adesso si comprano un volante alla Toro Rosso e lo assegnano a Daniil Kvyat.
Viene dalla Baschiria, nel distretto federale del Volga, ha diciannove anni, ha guidato a Silverstone nei test dei giovani, oggi si divide tra GP3 e Formula 3. Con 15 milioni di euro assicurati da SMP Bank, il posto di Ricciardo a Faenza per il 2014 è suo.
Non è il primo che per correre mette i soldi sul tavolo. La sorpresa più che altro è costituita dal fatto che l’ingaggio matura nel contesto di una squadra che poggia comunque sul sostegno economico della Red Bull e che in cambio del denaro scardina ogni logica del programma di sviluppo nel team dell’energy drink.
Helmut Marko giura che non c’entrano né i soldi né la campagna promozionale verso il primo Gran Premio di Russia: “Il candidato giusto era lui. Veloce. Maturo”. Sulla carenza d’esperienza: “Vedrete che nel giro di otto gare sarà in grado di girare sullo stesso ritmo di Vergne”.
Il salto in lungo l’aveva fatto anche Button nel 2000, dalla Formula 3 alla massima serie: “Ma all’epoca – dice Jenson – c’erano più test. Oggi sarebbe più logico accumulare esperienza nei campionati minori, prima di andare a gareggiare in una serie dove per esempio usiamo il kers e nemmeno noi siamo tanto avvezzi”.
Perciò la notizia della promozione di Kvyat – che farà anche le libere di Austin e Interlagos – nel paddock lascia diverse perplessità. Anche perché Di Resta svela su Autosport: “Mi aspettavo che quel posto andasse ad un altro”. Uno in particolare: Antonio Felix da Costa che un anno fa ad Abu Dhabi girava addirittura sulla Red Bull e che alla fine di settembre era il predestinato secondo tutti i siti che avevano ripreso alla cieca un’anticipazione infondata della stampa brasiliana.
Franz Tost spiega a Speed Week: “Da Costa non ha mostrato la stessa consistenza ed ha concluso terzo in Renault 3.5”. Con più senso critico, Italiaracing.net sottolinea che in realtà “da Costa ha perso tantissimi punti per problemi tecnici e scelte errate della Arden Caterham”. Spesso i risultati non dicono tutto.