Consumi controllati, il retroscena: i flussometri ufficiali della benzina sbagliano troppo
mercoledì 23 ottobre 2013 · Tecnica
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Materialmente nessuno li ha provati ancora, ma i nuovi V6 turbo si sono fatti sentire perlomeno nel suono mentre giravano al banco. L’ultima anteprima online è arrivata dalla Honda, ma già si erano mosse Mercedes e Renault. Resta invece il riserbo assoluto sull’unità della Ferrari. Nel frattempo vengono fuori i primi dolori. E sono dolori collettivi.
Insieme col turbo infatti arriva anche il controllo dei consumi. Luca Marmorini da Maranello a luglio osservava: “Può essere un pericolo. La Formula 1 fa bene a considerare il tema dell’efficienza, ma non vogliamo uno sport in cui si vada ad andatura turistica per il 50 per cento dei giri”.
Al di là delle apprensioni puramente sportive e non necessariamente condivisibili, il dato di fatto è che il nuovo regolamento mette in gioco un’altra variabile, perché malgrado i rifornimenti siano già banditi dal 2010, adesso viene esplicitamente fissato il limite massimo di benzina che ogni macchina può bruciare nell’arco della corsa.
Oggi per coprire la distanza complessiva di un Gran Premio si consumano tra 140 e 150 chili di carburante. Dal 2014 invece a parità di chilometri non se ne devono impiegare più di 100. La differenza è significativa, ma si spiega sia con la sovralimentazione sia con l’impiego massiccio dei sistemi di recupero dell’energia.
È vincolato anche il flusso: massimo 100 chili all’ora, quindi bisogna viaggiare in economia. E per assicurarsi il rispetto del limite, la Fia ha ordinato l’installazione di un flussometro standardizzato su tutti i serbatoi. La compagnia che ha vinto l’appalto è inglese e si chiama Gill HySpeed. I flussometri li ha già provati a Silverstone ai test dei giovani, ma adesso è venuto fuori che in termini di accuratezza i rilevamenti non sono propriamente il massimo, perché la Fia era disposta a concedere un’incertezza dello 0.5% e invece le misure in alcuni casi hanno sbagliato tre volte tanto. Aprendo una finestra in cui le squadre più furbe non hanno difficoltà a infilarsi.