Intervista a Robert Doornbos: io, l’America, Villeneuve e la Red Bull

lunedì 16 settembre 2013 · Esclusive
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Conosce la Red Bull, conosce il paddock della Formula 1 e conosce l’America. Da un’intervista a Robert Doornbos possono venire fuori una marea di impressioni e giudizi. F1WEB.it l’ha sentito, gli ha chiesto degli USA, del rapporto con Jacques Villeneuve e del passato nel team di Dietrich Mateschitz, prima che le lattine diventassero le frecce imprendibili dello schieramento e del campionato.

F1WEB.it: Partiamo dalle corse. Hai gareggiato su due fronti, i Gran Premi e le gare americane. Meglio la Formula 1 oppure gli Stati Uniti?

Robert Doornbos: Guidare in Formula 1 era un sogno che diventava realtà e non me lo dimenticherò mai. Correre negli USA in Champ Car e Indy Car mi ha dato più soddisfazione come atleta perché ho avuto successo e ho potuto lottare per vincere i campionati. Poi negli USA l’atmosfera è più rilassata rispetto alla Formula 1. Io sono stato fortunato a vedere entrambi i fronti e non lo cambierei per nulla.

F1WEB.it: Si dice che Jacques Villeneuve sia stato fondamentale per la tua carriera. In che misura ti ha condizionato?

RD: Jacques è stato il primo pilota di Formula 1 che ho conosciuto quando mi trovavo nell’hospitality della Williams nel 1998. Mi parlò, mi mostrò la macchina. Ne rimasi impressionato. Dissi a mio padre che volevo diventare un pilota come Jacques Villeneuve! Quando ho debuttato in Formula 1 con la Minardi lui era alla Sauber. Nel mio primo Gran Premio ho lottato proprio con lui. È stato ironico e speciale. Adesso ogni tanto parlo con lui quando ci incontriamo a Villars, in Svizzera, durante l’inverno. Spero che stia bene e che si stia divertendo.

F1WEB.it: Tu conosci la Red Bull, hai guidato per loro quando non erano ancora un top-team. Cosa li ha fatti diventare così forti?

RD: Be’, grazie per aver affondato il dito nella piaga. Ok, il team è stato grandioso negli ultimi anni e potrei dire che le basi furono gettate nel 2006 quando c’ero io. Però non è vero del tutto. Il merito va a certe persone chiave.

F1WEB.it: Per esempio?

RD: Horner che ha strutturato il team e ha messo le persone giuste al posto giusto. Newey per il suo cervello e perché con la Red Bull ha potuto pensare in libertà e sviluppare l’auto come voleva lui. Mateschitz per il suo enorme supporto e per il contributo economico. E ultimo, ma non meno importante, Vettel. In una macchina di Formula 1 è semplicemente fenomenale.

F1WEB.it: Corri ancora?

RD: Non sono più attivo. Sono state circostanze fuori dal mio controllo, ho dovuto rinunciare a correre nelle ultime due stagioni. Ma qualcosa sta cambiando e sto lavorando per tornare a gareggiare ad alto livello. Del resto, è la mia passione e quindi spero di trovare un team e uno sponsor per i prossimi anni. Nel frattempo faccio il commentatore nei weekend dei Gran Premi per Sport 1 sulla televisione olandese. È quello che fanno gli ex piloti al giorno d’oggi.

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