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Se la Formula 1 diventa una corsa a spendere
lunedì 5 agosto 2013 · Politica
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“È uno sport talmente competitivo – disse una volta Norbert Haug – che se le tue prestazioni equivalgono al 99 percento a quelle del team di testa, verrai doppiato. Altrove non è così. Se un calciatore segna cento goal e il suo rivale più vicino ne fa 99, i tifosi difficilmente notano la differenza”.
È l’approccio che fa della Formula 1 una corsa a spendere. In Ungheria in conferenza stampa , Abiteboul della Caterham spiegava: “Siamo uno sport di altissima tecnologia, siamo spinti dall’innovazione. Dobbiamo produrre non so quanti particolari in materiale composito ogni anno”. Gary Savage, ex Brawn GP, per dare la dimensione della sfida, nel 2010 scriveva:
Il passo dello sviluppo è qualcosa che toglie il fiato. Se una macchina vincesse la prima gara e poi non venisse aggiornata, alla fine dell’anno verrebbe doppiata. Per lo stesso motivo, una macchina che si qualifica ultima alla prima gara, con le stesse performance sarebbe stata in grado di andare in pole all’ultima gara l’anno precedente.
A gennaio crash.net aveva intervistato Mike Gascoyne che a spanne calcolava una spesa minima intorno a 300 milioni di sterline per correre degnamente una stagione completa con due macchine. La provocazione:
Se ci fossero venti Caterham dipinte con colori diversi, non lo noterebbe nessuno. Non c’è bisogno di spendere tanto. Però devi spendere 250 milioni se qualcun altro ne sta spendendo 240. Perciò resto un sostenitore convinto del budget cap.
Il tetto di spesa è il concetto che i team hanno rigettato nel 2009 nella versione pensata da Max Mosley e poi hanno ripescato nell’accezione di riduzione delle risorse. Al netto delle scappatoie di cui s’è servita la Red Bull, il patto comunque non è solido perché garanzie di sopravvivenza non ne dà.
Martin Whitmarsh a questo proposito a marzo faceva una statistica da brividi alla BBC: “Di 11 team, almeno 9 sono al limite. Per molti di loro sarà difficile trovare un modello di sviliuppo sostenibile”. S’è polverizzata l’Hispania e nessuno ne ha raccolto le ceneri, il budget della Lotus è crollato, la Sauber ha rischiato di saltare prima che la salvassero i capitalisti di Putin.
Jean Todt al Financial Times sottolineava: “La Formula 1 costa troppo. Ma ci sono diversi team che preferiscono avere il privilegio della competizione anziché ridurre i costi. Non sta a noi fare quello che non vogliono”.