Gran Premio di Monaco 2013, gara

domenica 26 maggio 2013 · Roundup
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Due safety car e una bandiera rossa, Massa e Maldonado contusi. Incidenti a parte, una processione soporifera nella peggiore tradizione di Monte-Carlo. Dalla pole al traguardo l’andatura la fa Nico Rosberg. Vince a 30 anni dal trionfo di papà Keke. E vince in casa perché lui nel Principato della famiglia Grimaldi ci vive davvero, a differenza degli altri che ci tengono solo la residenza.

Deutschland über alles. Tedesco Rosberg, tedesca la Mercedes, tedesca la finale di Champions League sabato sera tra Bayern e Borussia. A Monaco per la stella a tre punte stava maturando il successo pieno. La doppietta invece svanisce alla prima safety car, quando Lewis Hamilton in occasione dei pit-stop si fa scavalcare da Vettel e Webber. Poi non c’è storia.

Arifallo… Per filo e per segno Massa replica l’incidente delle prove libere di sabato mattina, inchioda le gomme alla staccata per Santa Devota, prende in pieno il guard-rail esterno e poi si stampa nelle barriere. Rispetto alle prove però rimedia anche una contusione al collo.

Tra uno sbadiglio e l’altro. Di solito i casini li combina da solo. Stavolta si fa aiutare da Chilton che gli rompe l’ala anteriore alla chicane del porto: Maldonado arriva alla curva del Tabaccaio senza direzionalità, non rallenta e va dritto nelle barriere di polietilene. Per risistemarle ci vuole la bandiera rossa. E quando si ricomincia, Grosjean quasi decolla addosso a Ricciardo alla frenata dopo il tunnel. Per il Canada sono dieci posti di retrocessione.

Il dubbio. La teoria di Webber dice che il pit-stop unico non era una chimera. La verifica sfuma quando la corsa viene interrotta e tutti quelli che montano le soft tornano alle supersoft. Nel 2011 Pirelli aveva fatto pressione invano per vietare il cambio gomme in regime di bandiera rossa, dopo che la norma proprio a Monaco aveva livellato le prestazioni e favorito il successo di Vettel.

Bírria. Come in Bahrain, con il coltello tra i denti. Perez fa a ruotate un’altra volta con Button, poi attacca Alonso che per difendersi taglia la chicane. Ma in fondo al tunnel osa troppo con Raikkonen, rompe le sospensioni e parcheggia.

Che fiasco. L’aveva detto: “Le possibilità di combattere per la vittoria sono minime”. Eccezione per lo screzio con Perez, la presenza di Alonso a Monte-Carlo passa inosservata. Anche perché energia non ne ha mai avuta. Finisce settimo, dietro a Sutil e Button a 26 secondi dal leader. Esce ridimensionato anche Raikkonen: solo un punto dopo l’incidente con Perez.

Nostalgia, canaglia? Allo stato attuale – e per parecchi anni ancora – è Jarno Trulli l’ultimo italiano vincente a Monaco. Uno status che puntualmente alla vigilia lo riporta all’attenzione dei media. E lui – che si è messo a produrre vino con Rocco Siffredi – sulla Stampa ne approfitta per sparare a zero sul circo: “Senti gli ingegneri che dicono ai piloti di rallentare, di gestire le gomme. Che Formula 1 è questa? A me urlavano di spingere. Sono contento di non esserci”. Come la volpe che non acchiappava l’uva.

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