Imola, il dramma di Roland Ratzenberger. Oscurato dalla tragedia di Senna
martedì 30 aprile 2013 · Amarcord
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Ha una sola colpa: è morto nel week-end della tragedia di Ayrton Senna e ne è rimasto oscurato. Il 30 aprile 1994 se ne andava Roland Ratzenberger, pure lui a Imola, pure lui al Gran Premio di San Marino.
È alla terza partecipazione in Formula 1, ha 33 anni, guida la Simtek e paga per correre, con un contratto a gettone che gli vale per le prime cinque gare dell’anno. Dopo ha due chance: o trova altri soldi oppure lascia il volante.
Sabato pomeriggio si schianta a 300 all’ora contro il muretto alla curva Villeneuve, torna in mezzo alla pista e striscia fino al tornante della Tosa. La cellula di sopravvivenza si deforma. Quasi subito transita Hill: “Ho visto dove c’erano i primi rottami. A giudicare dalla distanza della macchina, era chiaro che si trattava di un incidente serio”.
Le funzioni cerebrali sono già cessate. L’equipe dei soccorritori arriva 25 secondi dopo l’impatto: estrae il pilota dall’abitacolo, gli pratica il massaggio cardiaco, lo trasporta prima in ambulanza al centro medico dell’autodromo e poi in elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna.
Senna vede il replay dell’incidente mentre è ai box. Non è ancora sceso in pista, sale su una macchina di servizio e si fa condurre sul posto. È un gesto impulsivo che gli verrà contestato, Ayrton però vuole capire. Soprattutto, parlare con Sid Watkins, il delegato medico della Federazione, che gli confida: “Roland ha poche speranze”. Anzi, nessuna. Ratzenberger spira otto minuti dopo il ricovero.
La notizia è diffusa ufficialmente alle 14:15, quando nel paddock lo sanno già tutti. Lehto, che con Ratzenberger ha fatto il viaggio da Monaco a Imola, è chiuso nel box e sta piangendo. Williams e Benetton hanno abbassato le serrande e interrotto le qualifiche. Senna è accasciato nel motorhome, Hill deve aiutarlo a rialzarsi. Il circus è in lutto un’altra volta, a otto anni dalla morte di de Angelis.
Non scaturisce nessun procedimento giudiziario perché le indagini non raccolgono elementi sufficienti a sostenere l’accusa di omicidio colposo per ordinare i rinvii a giudizio a differenza del caso di Senna. Secondo la ricostruzione, lo schianto di Ratzenberger si innesca per effetto di un’uscita di pista precedente, con un passaggio su un cordolo che danneggia i piloncini di sostegno dell’alettone anteriore. Roland non rientra ai box per cambiare il musetto, quando arriva alla curva Villeneuve il carico aerodinamico spacca definitivamente l’ancoraggio dell’ala che finisce sotto le ruote e compromette la direzionalità.
Racconta Hill: “Alla luce dell’incidente di Roland ti rendi conto che certe volte sei solo un passeggero e ti affidi alla macchina”. Senna nel frattempo scrive una lettera ai genitori di Roland. Domenica si porta in macchina la bandiera austriaca, vuole sventolarla nel giro d’onore. La troveranno gli infermieri in ospedale, arrotolata nella manica della tuta.