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Sepang, il pasticcio di Alonso. Dove finisce la sfortuna e inizia l’imprudenza

lunedì 25 marzo 2013 · Gran Premi
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Prima del week-end, su Twitter metteva in fila i ricordi: “Sepang, prima pole, primo podio, la mia pista preferita, quella su cui ho vinto di più”. Fernando Alonso per la Malesia era gasato e scommetteva anche sulla prima vittoria della F138. Invece dieci minuti dopo la partenza è già nel motorhome a rigirarsi i pollici.

“Alla prima curva – racconta alla stampa – non ho voluto prendere rischi. Alla seconda ho toccato la macchina di Vettel perché lui si è praticamente fermato. Andava 10 km/h più lento, sono rimasto sorpreso e non ho potuto evitarlo”. Vettel parallelamente dice: “Pure io mi sono sorpreso”. Della botta.

L’alettone della Ferrari risente del contatto: “Sfortuna”, commenta Nando. Può darsi. Ma lui ha un concetto di iella che la storia delle corse disapprova perché chi tampona ha sempre torto. “In Australia – insiste Alonso – abbiamo visto incidenti incredibili e le macchine non hanno riportato danni. Anche prima della gara in Malesia alcune auto sono andate fuori pista (per il bagnato, nel giro di schieramento, ndr) e non è successo niente. Noi abbiamo sfiorato una macchina e siamo rimasti con l’ala a metà. È questa la sfortuna”.

Resta l’errore di valutazione nell’attacco a Vettel. Inconsueto, ma c’è. Glielo riconosce anche Webber: “Una svista di Fernando è piuttosto inusuale”. A quel punto i meccanici della Ferrari si fiondano in pit-lane con un musetto nuovo. Ma Alonso alla fine del primo giro non rientra: “Avevamo in programma di fermarci dopo 3 o 4 giri per cambiare anche le gomme. Se fossi rientrato due volte sarei rimasto troppo indietro”. Annota Pat Fry: “La vettura sembrava comunque competitiva”. Malgrado il danno.

Poi sul rettilineo principale la Ferrari entra nella scia di Webber e lì le turbolenze fanno collassare definitivamente l’ala che si incastra sotto le ruote e manda Alonso ad impantanarsi nella via di fuga.

Tommaso Pellizzari tuffa il Corriere della Sera nell’amarcord: Alonso con l’alettone sfasciato evoca “un’antica impresa di Gilles Villeneuve”. Gran Premio del Canada del 1981: un’altra era. Oggi una macchina di Formula 1 con l’alettone a pezzi non sta in pista ed è anche pericolosa. Oltre al fatto che la direzione corsa può sanzionarla e fermarla con la bandiera nera a bollo arancione.

Perciò quello di Alonso è un azzardo in tutti i sensi: “E – sottolinea Stefano Domenicali – non dovevamo prenderlo”. Un’imprudenza su cui comunque è categorico: “La decisione è stata del muretto. Fernando ovviamente può sentire il danno della macchina, ma dalla sua visuale non può vederlo e non può valutarlo”.

Adesso la conseguenza del pasticcio di Sepang si misura in 22 punti di distacco che Alonso accusa dalla testa della classifica: “Visto il livello di competitività della concorrenza – chiude Domenicali – dobbiamo subito voltare pagina”. La F138 a Sepang non aveva novità rilevanti. In Cina il primo step.

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