Patto della Concordia, i big si incontrano a Maranello. Ma non c’è la Federazione

sabato 26 gennaio 2013 · Politica
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All’inizio era trapelata soltanto la notizia della presenza di Chris Horner. Poi Auto Motor und Sport ha rivelato che a Maranello per lo stesso incontro con Luca di Montezemolo c’erano anche Martin Whitmarsh, Niki Lauda e Bernie Ecclestone, per cui il quadro si è chiarito.

Quello che sulla Gazzetta – e di riflesso sul web – aveva preso i contorni fantasiosi di un approccio per portare Horner al Cavallino dopo l’ipotesi del trasferimento di Vettel, alla fine si è trasformato in un fatto più concreto: il confronto diretto sul rinnovo del Patto del Concordia, dal momento che l’accordo commerciale e regolamentare tra i team, la Federazione e Bernie Ecclestone è scaduto alla fine del 2012 perché la quadratura del cerchio non è arrivata per tempo.

Perciò in settimana al quartier generale della Ferrari c’erano Red Bull, McLaren e Mercedes, vale a dire il pool delle squadre a cui allo stato attuale spettano le percentuali più alte sugli introiti del campionato.

Bernie su ESPN ha spiegato che “il Patto della Concordia è composto da due sezioni e la parte finanziaria è stata già discussa con le squadre”. In pratica Ecclestone per due anni ha portato avanti trattative parallele: aveva cominciato con Ferrari e Red Bull, poi una per una ha convinto anche le altre, ma a condizioni diverse. Lo conferma anche Toto Wolff, l’ultimo innesto nella gestione della Mercedes: “Tutti i team hanno degli accordi bilaterali che li soddisfano dal punto di vista commerciale. Però manca una Concordia globale che darebbe stabilità allo sport”.

E per arrivare alla stabilità adesso il nodo da sciogliere sta nella seconda parte del capitolato: “È una questione – aggiunge Bernie – su come si possono modificare le regole”. Che in questo momento vengono suggerite dalle Commissioni tecniche delle squadre, ma restano soggette all’approvazione della Federazione Internazionale.

Al tavolo di Maranello invece non si è seduto nessuno che rappresentasse la FIA. Secondo grandprix.com, l’organo di controllo del campionato pretende 40 milioni di dollari per continuare a fare il terzo vertice del triangolo. E resta sempre in bilico l’ipotesi che la Federazione faccia da ente supervisore per l’impegno delle risorse dei team dopo lo smacco dei bilanci della Red Bull.

L’ultima estensione del Patto della Concordia era stata firmata nel 2009 a valle della lunghissima lotta politica tra le squadre e Max Mosley. Anche all’epoca la Formula 1 veniva da un periodo di transizione in cui il campionato era andato avanti per una stagione e mezza senza la copertura del Patto. Ecco perché Bernie anche oggi dice: “Non c’è bisogno che si firmi il Patto della Concordia. E comunque non è un problema mio”.

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