John Surtees: “Il talento vinca sui soldi”. E McLaren copia l’Accademia Ferrari
domenica 13 gennaio 2013 · Mercato
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La meritocrazia è rimasta incastrata. In Formula 1 una buona parte dello schieramento è composta dai piloti con la valigia che scavalcano quelli col curriculum. Il risultato è che pure gente che fino all’anno scorso ha guidato senza il sostegno degli sponsor, per il 2013 ha bisogno di un supporto finanziario. Per esempio Heikki Kovalainen.
A novembre Luiz Razia diceva: “Se vuoi cominciare una carriera, devi portare dei soldi. Poi col successo in Formula 1 probabilmente li recuperi”. Giovedì al meeting annuale di Autosport, il dibattito l’ha riaperto John Surtees. Non uno qualsiasi, ma uno che ha vinto il Mondiale di Formula 1 nel 1964 oltre che quattro titoli in moto nella classe 500:
Bisogna andare verso una struttura in cui il successo significhi avanzamento di carriera. Solo nel motorsport succede che tu vinci una categoria e per passare di livello ti dicono: “Ok, sono 550 mila sterline per una stagione”. Tutto questo è terrificante. Abbiamo bisogno di un numero di categorie riconosciute a livello internazionale per fare in modo che se ne vinci una, automaticamente vieni promosso a quella successiva. E questo schema deve funzionare fino alla Formula 1.
Oggi quello dei soldi è un nodo cruciale. Toto Wolff, che amministra la Williams, ad ottobre nell’intervista al Guardian dava le cifre di riferimento: tra 100 e 200 mila euro per una stagione decorosa nel go-kart, tra 300 e 400 mila per la Formula Renault, 600 mila per la GP3 e un balzello di 2 milioni per la GP2. “Chi bussa alla porta della Formula 1 è abituato a fare cassa cercandosi gli sponsor”.
Robin Frijns, che da quest’anno è collaudatore per la Sauber e si è smarcato dal progetto della Red Bull, spiega: “Correre in GP2 sarebbe il passo più naturale per me. Il problema è che non ho soldi. Allora sarebbe logica un’altra stagione in World Series, ma non ho il budget nemmeno per quella”.
Qua entrano in gioco i big. La Ferrari nel 2010 ha varato l’Accademia che secondo ACI-CSAI doveva favorire gli italiani e invece per motivi diversi ha preso un’altra direzione. Adesso un programma simile lo lancia la McLaren: si chiama Performance Academy, ha base a Woking e sotto la supervisione di Clayton Green deve selezionare “per esperienza pregressa e obiettivi futuri” venti ragazzi tra 13 e 17 anni per seguirli in tutto il processo di crescita e portarli al vertice. Com’è successo quando Ron Dennis ha trovato Lewis Hamilton.