Bada a come parli! La FIA bacchetta i piloti: niente parolacce nelle interviste
sabato 10 novembre 2012 · Dal paddock
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Da un lato risponde al tumulto tecnico sui nasi di gomma, dall’altro la FIA reagisce al linguaggio colorito di Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel al Gran Premio di Abu Dhabi nelle interviste sul podio.
Non propriamente un turpiloquio, ma un paio di parolacce che nei minuti immediatamente successivi alla corsa che fa intasare di proteste i centralini e i server della BBC. Meno marcata la reazione negli altri Paesi dove i traduttori simultanei ci mettevano una pezza.
Prima Raikkonen: “L’ultima volta che ero arrivato primo, molti di voi mi avevano riempito di m***a perché non avevo sorriso”. Poi Vettel: “Stavo per mandare tutto a pu***ne. Un rischio tremendo con quella fo***ta ala davanti”.
Già sul podio, David Coulthard che ha condotto le interviste – e che via auricolare era istruito direttamente dai responsabili della FOM di Ecclestone – s’era sentito in dovere di scusarsi a nome della Federazione. Poi ha spiegato: “Va tutto in diretta, non è educativo”. Adesso su richiesta diretta di Jean Todt arriva una nota “amichevole” in cui Norman Howell, il responsabile della comunicazione di Place de la Concorde, mette in chiaro la posizione della FIA.
È nostra responsabilità assicurarci che i piloti non facciano uso di parole del genere negli incontri con i media perché ciò mette in cattiva luce le loro squadre e i loro sponsor, lo sport e la FIA. È comprensibile che a caldo venga fuori un mix pericoloso di adrenalina, esaltazione e disappunto, però i piloti non sono gli unici che vengono intervistati in condizioni del genere.
Ci sono i pugili, i giocatori di rugby e di football che normalmente rilasciano interviste in diretta dopo uno sforzo sportivo estenuante. E loro riescono ad evitare un linguaggio inappropriato. Poiché l’episodio si è verificato due volte, è il caso di ricordare ai piloti che parlare con i media fa parte del loro lavoro, per cui devono farlo in maniera accettabile.
Vettel fa ammenda: “Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso. Mi scuso. La prossima volta mi comporterò meglio”. Intanto le volgarità restano la protezione ideale per le conversazioni radio più critiche durante la corsa, perché la regia internazionale – che comunque sente e registra tutte le squadre – non può renderle pubbliche.