Cascomercato in tilt: Hamilton alla Mercedes. La McLaren prende Perez
venerdì 28 settembre 2012 · Mercato
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È un intreccio di nomi che innesca un effetto domino da mal di testa: la Mercedes apre le porte, anzi le spalanca, a Lewis Hamilton. La McLaren al posto suo prende Sergio Perez. E in tutta la manovra chi rimane senza il volante è Michael Schumacher.
Parte tutto dall’insofferenza di Hamilton verso la squadra che gli ha dato tutto: le vittorie e soprattutto la fiducia. Tanta. E che al contempo però non gli ha dato abbastanza soldi, sebbene il contratto del 2008 fosse già faraonico per le cifre dell’epoca.
Per andare oltre il 2012 la McLaren voleva tagliare l’ingaggio. Ma nel contrasto pesava anche la gestione degli sponsor personali. Martin Whitmarsh però rivela: “Gli abbiamo presentato un’ottima offerta commerciale, ma alla fine non eravamo comunque d’accordo sui termini”. A quel punto è suonata la sirena della Mercedes.
La mediazione l’ha curata in gran parte Niki Lauda, che a Stoccarda diventa anche presidente non esecutivo. Hamilton ha fissato le condizioni e se le è fatte accogliere: venti milioni di euro all’anno per un accordo triennale. Il suo commento: “Era il momento di prendermi una nuova sfida”.
Di sfida ne scaturisce un’altra sul fronte della McLaren che strappa Perez alla Sauber e alla Ferrari che ci stava investendo come alternativa a Felipe Massa. L’indizio della svolta era nascosto tra le righe del comunicato del Cavallino a Singapore, dove Perez “che parte in griglia accanto a Massa” era già “l’ex alunno della Ferrari Driver Academy”. Non ci ha fatto caso nessuno.
Montezemolo dopo Monza spiegava che per mettere Sergio sulla rossa “è presto perché ha bisogno di più esperienza”. Il metro di giudizio a Woking evidentemente è diverso. Ne è venuto fuori un contratto pluriennale, forse due anni più uno in opzione.
Quello che resta fuori dai giochi è Michael Schumacher: “Le cose – dice – in questi tre anni con la squadra non sono andate bene come tutti volevamo dal punto di vista sportivo”. L’aspetto più impietoso è che lo scossone del cascomercato lo mette con le spalle al muro giusto a valle del disastro di Singapore. Ed è una coincidenza troppo triste perfino per lui.