Gilles Villeneuve, dalle motoslitte alla F1: il mito dell’aviatore, “il più pazzo diavolo in Formula 1”
martedì 8 maggio 2012 · Amarcord
tempo di lettura: 2 minuti
Lo scopre Teddy Mayer nel 1977 e gli offre la partecipazione a Silverstone sulla McLaren M23 motorizzata Ford. Ma il volante da titolare glielo trova Ferrari nel 1978 al posto di Lauda. Perché il Drake, di Gilles Villeneuve sente che può fidarsi. E agli scettici ripete: “Lasciate che provi”.
Villeneuve arriva da St. Jean sur Richelieu, nella provincia del Québec. Le ossa se l’è fatte sulle motoslitte:
Quelle gare mi hanno dato una grandissima esperienza nel controllo della vettura, perché la visibilità era terribile e, a meno che tu non fossi primo, non riuscivi a vedere nulla con tutta quella neve sollevata da chi ti precedeva. E poi ogni inverno potevi contare tranquillamente su tre o quattro ribaltamenti.
Ci mette poco a conquistare il popolo dei Gran Premi. E con la guida sempre al limite ci mette ancora meno a farsi i nemici. Dice Lauda: “È stato il più pazzo diavolo che abbia mai incontrato in Formula 1. La cosa strana è che, sceso dalla vettura, aveva un carattere amabile e sensibile”.
Gilles vince relativamente poco: appena 6 successi su un totale di 67 partecipazioni. Ma è il personaggio che stampa e pubblico cercano. Perché è un aviatore che sfascia le vetture e incarna il mito dell’eroe immortale con la propensione al rischio.
Fino alle drammatiche qualifiche di Zolder. Trent’anni fa, alle 13:52 dell’8 maggio 1982, Villeneuve decolla sulla March di Jochen Mass che procede lentamente all’imbocco dei box alla Terlameenbocht. Si spegne in serata all’ospedale di Lovano, lascia un vuoto enorme. Anche nel cuore di Enzo Ferrari, che nelle memorie scrive:
Quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro c’è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve. Io gli volevo bene.