Bahrain, dentro il conflitto. Gli attivisti: “La Formula 1 ci uccide”

domenica 8 aprile 2012 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti

Recita lo slogan: “Una nazione in festa”. Rispondono gli attivisti: “Boicottate la Formula 1”. Il Bahrain a 14 mesi dall’esplosione del conflitto civile resta lacerato mentre i lavori per il Gran Premio avanzano perché secondo le autorità la corsa può aiutare a recuperare il processo di crescita.

Il paddock resta in silenzio. Secondo Bernie Ecclestone, quello del Bahrain è un falso problema: “La stampa dovrebbe solo tacere e trattare i fatti, piuttosto che inventare delle storie”. Per contro c’è Damon Hill che sulla gara dice: “Al paese può fare più male che bene”.

L’Inghilterra già a febbraio chiedeva alla  FIA di “riconsiderare la decisione di correre il Gran Premio”. Richard Burden, del partito laburista, la settimana scorsa ha aggiornato le cronache: “La polizia usa i gas lacrimogeni, tira le granate in mezzo alla folla”.

Da febbraio 2011 sono morte 45 persone nelle strade del Bahrain. L’ultima vittima due settimane fa, quando gli attivisti hanno cominciato a protestare espressamente contro il Gran Premio.

L’elemento nuovo è questo: volantini e striscioni per chiedere di bloccare la Formula 1. Una protesta singolare l’hanno organizzata cinque manifestanti che indossavano le uniformi delle squadre e giravano con armi giocattolo. Il messaggio, documentato dalla BBC: “La Formula 1 ci uccide”.

L’anno scorso la Williams aveva fatto sapere che se anche la gara non fosse saltata, loro comunque l’avrebbero boicottata “e forse anche gli altri team”. Ma ufficialmente le squadre non prendono posizione.

Ecclestone, Fia, Sakhir,