Soldi e diritti, arriva il “new deal”: alle squadre il controllo della Formula 1
martedì 27 marzo 2012 · Politica
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Manca un anno alla scadenza ufficiale del Patto della Concordia, ma le squadre si sono già mosse, per non correre il rischio di restare senza tutela economica com’è successo nel 2008, quando è decaduto – e poi non è stato rinnovato per un anno e mezzo – l’accordo che era stato siglato dieci anni prima.
In ordine cronologico, quello che parte nel 2013 è il settimo mandato della Concordia. E va a delineare un assetto rivoluzionario, perché insieme con Bernie Ecclestone nella gestione dei diritti commerciali della Formula 1 ci sono le squadre. Bernie in Malesia diceva che “Ferrari, Red Bull e McLaren hanno già firmato”. L’intenzione è di convincere anche tutte le altre.
La rielaborazione dell’assetto finanziario del paddock parte da Maranello e Milton Keynes: era una delle implicazioni che si ponevano quando la FOTA ha perso Ferrari e Red Bull, che senza il vincolo d’onore nei confronti degli altri team hanno portato avanti le trattative in privato con Ecclestone. Poi si è aperta la strada anche a Woking.
In teoria la rivoluzione economica e gerarchica non taglia fuori nessuno. Ma Ferrari e Red Bull prima di aprire la contrattazione al resto del paddock hanno messo in chiaro le preferenze tecniche e sportive del campionato che verrà.
In merito al nuovo fondo di gestione, già il 17 marzo – cioè il giorno delle qualifiche in Australia – Mark Kleinman di Sky su Twitter scriveva: “Mi dicono che i nuovi direttori saranno Mateschitz e Montezemolo”. Altri dettagli li aveva esposti in un articolo che a mezzanotte è sparito quando – secondo The Guardian – le squadre hanno manifestato irritazione e preoccupazione per i retroscena che stavano venendo fuori prima che si chiudessero le trattative.
L’articolo poi è comparso un’altra volta, in forma rivista e più stringata. Sky ovviamente nega ogni tipo di pressione da parte delle squadre, però ammette: “Il pezzo era forte e lo è tuttora”.
La Ferrari l’anno scorso tramite Exor, vale a dire la cassaforte della famiglia Agnelli, già aveva tentato la scalata alla Formula 1. Nel piano c’era anche Rupert Murdoch con News Corporation. Poi i guai giudiziari per lo scandalo delle intrecettazioni l’hanno rallentato. Ma il Cavallino in qualche modo il piano l’ha condotto in porto lo stesso.