PHOTO CREDIT · Scuderia Ferrari
Ferrari e Sauber, le alleanze occulte: se Jean Todt chiedeva il gioco sporco
lunedì 26 marzo 2012 · Amarcord
tempo di lettura: 2 minuti
Non è la Formula 1 se non c’è un pizzico di malizia. Peter Sauber domenica a Sepang in parco chiuso rispondeva seccato: “Ma quale complotto”. Glielo hanno chiesto da più parti, di quel duello tra Fernando Alonso e Sergio Perez che non c’è mai stato.
Perez in sala stampa assicurava: “Alla fine stavo cercando un modo di andare a prendere Fernando”. Prima che uscisse alla Sunway Lagoon, nella radio per due volte gli avevano intimato: “Fai attenzione, abbiamo bisogno di questa posizione”.
Sauber chiarisce: “Ci serviva il risultato, non la posizione, per cui c’è stato un malinteso”. Comunque il paddock ha la sindrome della dietrologia e ogni messaggio ne nasconde un altro. Anche perché Hinwil compra i motori da Maranello e perché Perez è inserito nel programma giovani della Ferrari.
Tra un box e l’altro sono pochi metri. E quando il team principal della rossa era Jean Todt, la distanza era ancora più corta. A Jerez nel 1997 Michael Schumacher sulla Ferrari si gioca il Titolo all’ultima corsa contro la Williams di Jacques Villenueve, la Sauber già monta il motore del Cavallino.
Due ore prima della corsa, venne Jean Todt nel motor-home e andò subito al punto. Dovevamo bloccare Villeneuve se fosse capitato dalle nostre parti.
L’ha detto Norberto Fontana alla stampa argentina nel 2006. L’ordine di Todt è per lui e Johnny Herbert. E Fontana lo mette in pratica: toglie a Villeneuve oltre 2 secondi in un doppiaggio. Ma Schumi il Titolo lo perde lo stesso.